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Una bozza di sceneggiatura
- quindici pagine
scritte dieci anni
fa - ripresa in mano
quasi per caso e completata
in due settimane sulle
note dei due dischi
di Anja Garbarek (che
ha composto la colonna
sonora originale,
inserendovi brani
precedenti riarrangiati).
Il regista Luc Besson
in oltre 20 anni ha
realizzato 8 film
- tra cui “subway”,
“Leon”,
“Giovanna d’arco”
- e mancava dal ’99.
In questo periodo,
un costoso progetto
d’animazione
tecnologico (“Arturo
e le mimose”)
in uscita a fine anno.
Un cacciatore con
pochi colpi a disposizione,
questo il suo stratagemma
per resistere ad altre
proposte allettanti
e impegnative. Tornare
ad un’opera
più personale,
piccola e rapida (“l’essenza
del cinema”)
lo ha considerato
quindi un piacere,
una vacanza. Ha studiato
la sceneggiatura solo
con i due attori tenendo
all’oscuro il
cast tecnico, |
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composto
da gente
con
cui
lavora
da sempre
e di
conseguenza
c’è
grossa
conoscenza
reciproca.
Per
vedere
se sarebbe
arrivata
alla
sua
stessa
conclusione.
E ottenendo
così
attenzione
e idee
che
non
immaginava.
Besson
parla
di “quattro
personaggi
principali”:
Angela,
Andrè,
Parigi,
il bianco
e nero.
Una
dichiarazione
d’amore
alla
“città
più
bella
del
mondo”,
soprattutto
quella
dei
ponti,
sotto
la luce
delle
albe
estive,
fotogra-
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fata splendente
dal fedele
Thierry Arbogast.
Jamiel Debbouze,
comico televisivo
che avevamo
conosciuto
ne “il
favoloso mondo
di Amelie”,
e Rie Rasmussen
(sceneggiatrice
e autrice
di corti,
al suo primo
ruolo da protagonista)
i protagonisti
fortemente
caratterizzati.
Tutto è
fondato su
dualismi.
Angeli e demoni.
Un angelo
custode ed
uno interiore
(la propria
parte femminile)
da scoprire.
Una donna
bianchissima,
bionda, alta,
pura e con
soluzioni
pronte. Trecento
anni in cui
è stata
pescatore,
lottatore
di sumo, bambino.
Gesticola
e si muove
molto come
per occupare
lo schermo,
rappresentare
l’umanità.
Ma non ha
radici e non
sa chi è.
Un uomo basso,
scuro, mentitore.
Indebitato
con la malavita
e pronto al
suicidio.
Il sogno di
un incontro
non casuale
e la nascita
di un amore.
Chi offre
la salvezza
della libertà,
chi un futuro
con il cuore.
Un’idea
di arte-spettacolo
non realistica,
senza timore
di un semplicismo
ingenuo e
favolistico,
con l’intenzione
di “mettere
il dito nella
piaga, aprire
un dibattito”.
Obiettivo
raggiunto.
(di Federico
Raponi)
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