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recensione x-files
voglio crederci
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Secondo lungometraggio
della fortunata serie
di X-Files, che per
nove anni ha intrattenuto
milioni di spettatori
con i casi sul paranormale
condotti dagli agenti
dell’FBI Fox
Mulder e Dana Scully.
Questa volta però
a dirigere il set
è sceso in
campo in prima persona
Chris Carter, già
regista della serie
tv ma non del primo
film, diretto invece
da Rob Bowman nel
1998. Ed è
un lavoro particolare
perché vengono
messe da parte le
cospirazioni politiche
e i misteri sugli
extraterrestri per
dar spazio invece
ad un film che può
tranquillamente essere
catalogato come thriller.
In azione ci sono
i soliti David Duchovny
e Gillian Anderson,
che paiono a loro
agio solo quando vestono
i panni di Mulder
& Scully. Il primo,
cacciato dall’FBI,
verrà richiamato
data la sua esperienza
nel paranormale per
verificare l’attendibilità
di un fantomatico
sensitivo; Scully
lo |
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aiuterà
senza
però
mai
accantonare
la strada
della
professione
medica
e della
ricerca
a cui
ormai
si è
dedicata.
Ne viene
fuori
un film
tutto
sommato
piacevole
e ben
fatto,
che
mantiene
vivo
l’interesse
per
tutta
la sua
durata
senza
mai
scadere
nel
melenso,
indipendente
dalla
serie
televisiva
ma che
offre
agli
appassionati
molti
richiami:
già
dal
titolo,
quel
“I
want
to believe”
che
fa riferimento
al poster
sugli
UFO
che
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Mulder aveva
attaccato
nel suo ufficio
all' FBI;
il vice-direttore
Skinner che
li aiuta nel
finale; gli
accenni alla
sorella di
Mulder rapita
dagli alieni.
In comune
con la serie
però
c’è
il continuo
confronto
tra il bisogno
di certezze
tangibili
della scettica
Scully, e
la voglia
di “credere”
in qualcosa
di più,
pur se non
spiegabile
scientificamente,
e di non arrendersi
mai del testardo
compagno:
ed è
su questa
dicotomia
che si basa
lo sviluppo
e della trama
dell’
X-Files film,
e della sottotrama
presente soprattutto
nella situazione
di Scully
dottore, in
bilico tra
fede e religione
e approccio
scientifico.
Unico neo,
ma alla fine
trascurabile
se si pensa
all’effettiva
utilità
strutturale
del film,
è la
consistenza
della sceneggiatura
per quel che
riguarda quell’alone
di mistero,
magia e “non
normalità”
proprio dei
singoli casi
della serie,
e che invece
nel film è
quasi assente.
(di Mauro
Missimi
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recensione del
film "x-files
voglio crederci"! |
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