WOLFMAN
 
locandina Wolfman

recensione Wolfman

 
Ultimamente, assiepano le pagine dei libri con drammi scolastici e cotte virginali, dove un paio di denti aguzzi fa arrossire le ragazzine e ogni dubbio giovanile assurge a crisi cosmigotica. Il cinema poi (tra dimenticabili Van Helsing, Underworld e Twilight) ce li ha vomitati addosso accompagnandoli con ogni salsa possibile e se esistesse un luogo magico dove i parti ormonali dei teenager e quelli fatui dei commercianti aspettassero di essere dimenticati dal tempo, in molti scommettono che proprio lì li si troverebbe a bivaccare: vampiri e licantropi. Ma The Wolfman è un'altra storia, un diverso credo, il punto irraggiungibile di una vetta fatta d'arte e dramma greco. E poi non ci sono i vampiri. Il regista Joe Johnson, complici gli occhi pesti del bel Toro che tanto piacciono alle signore, non solo svecchia un soggetto tanto abusato  
 
quanto antico (che è come dire: compra un insipido ghiacciolo e con i riti misterici della cinematografia lo trasforma in un dessert, in un gustoso boccone servito al piatto che elimina il saporaccio amaro della mediocrità), ma supera il thriller e crea un tragedia solenne, ruvida e brutale. C'è chi attribuisce il risultato alla sceneggiatura vecchia di 70 anni (che è quella scritta da Curt Siodmak per L'Uomo Lupo del   recensione Wolfman
1941) e quindi a quel tempo mitico della cinematografia dove tutto, siccome lontano nel passato, era bello. Altri invece indicano come elemento cardine il trucco senza pixel che Rick Baker (sei Oscar alle spalle) dà a Lawrence Talbot (Benicio Del Toro) quando a petto nudo - ovvero a peli nudi - scorrazza ululando per le foreste britanniche mozzando arti, squarciando ventri e staccando teste. Il fatto è che di elementi validi la pellicola ne è piena e la Universal Pictures chiude un cerchio iniziando un nuovo giro, accontentando persino i nostalgici. Del resto i monster movie apparsi tra gli anni '30 e '40 erano proprio, è il caso di dirlo, "creature" della Universal: a chi altri il compito di spolverarne il culto? Il dramma dell'uomo lupo, arricchito di tutta la cattiveria che a Lon Chaney Jr. mancava e guarnito con azione cinematografica dalla quale, nel ventunesimo secolo, siamo in larga parte dipendenti, in Wolfman si rianima permettendo alla platea di riscoprire, dopo anni di tentativi, il nucleo fabuloso del mito.

(di Marco Trani )


- Scrivi la tua recensione del film "Wolfman"!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2008. Tutti i diritti sono riservati.