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di
Mirko Nottoli
(***1/2)
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Se 300 aveva dato adito a facili ironie da parte di critici parrucconi che si sono soffermati a deridere le addominali computerizzate degli spartani invece di capire la portata rivoluzionaria dell'uso di tale tecnica in qualità di amplificatore espressivo dei contenuti epici tramandati dalla vicenda, ora, con Watchmen appare abbastanza chiaro (non per tutti, ma alcuni si sa sono duri d'orecchi e di comprendonio) che Zack Snyder non è cineasta da prendere alla leggera (in realtà anche ne "L'alba dei morti viventi" aveva dimostrato di saperci fare). Ancora una volta alla base c'è una Graphic Novel, forse "la" Graphic Novel più importante di tutti i tempi, "Watchmen" appunto, scritta da Alan Moore (V per vendetta e From hell) e disegnata da Dave Gibbons. I detrattori del film hanno sostenuto fin dal principio che la pellicola non restituisce la |
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"Watchmen" è tratto da quella che da molti è stata considerata la più bella graphic novel di tutti i tempi. Circa vent'anni fa veniva pubblicata per la prima volta la vicenda di un gruppo di supereroi, di cui solo uno ha reali poteri, che si trovano a dover proteggere il pianeta da un imminente scontro nucleare. È il periodo della guerra fredda, della costruzione dei bunker antiatomici e della psicosi collettiva: una psicosi che il mondo si era trascinato appresso fin dalla Seconda Guerra Mondiale e che gli autori Alan Moore e Dave Gibbons hanno saputo catturare e travasare nel fantastico. A questo si aggiunga una galleria di personaggi davvero notevole: dal furioso Roscharch, con la sua maschera cangiante, al para-divino Mr Manhattan, che va e viene da Marte come dal bagno di casa sua. Da nominare anche |
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complessità né la suggestione della striscia a fumetti. Può essere, ma se Watchmen non è un film complesso e suggestivo allora a fatica sapremmo indicare un film complesso e suggestivo. Incasellabile in qualsiasi genere, è un film di supereroi ed è un film storico, è un film fanta-politico ed è un film filosofico, è un film d'azione e di fantascienza, è un thriller contemporaneo e un noir retrò. Un'infinità di registri amalgamati in una cifra stilistica visionaria e ridondante ma omogenea, che imprime accelerazioni e rallentamenti, che salta avanti e indietro nel tempo, che va dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande senza mai smarrire il mood del racconto che ne detta i tempi e le armonie. Sia sufficiente notare la cura maniacale dei dettagli, il modo in cui la macchina da presa si sofferma su un particolare all'interno di una sequenza lunga e articolata per capire come nessun elemento, nessuna parola, nessuna inquadratura sia lasciata al caso. Watchmen non è un film agevole perchè non è consolatorio né compiacente. Disattende le aspettative, ribalta i valori, spiazza ad ogni svolta narrativa. Rimarrà deluso chi pensa di vedere un film di supereroi mascherati, chi spera che il bene trionfi, che i compromessi vengano puniti, che i puri di cuore prevalgano. Non prevalgono e quel che è peggio è che non otterranno nulla, nemmeno un riconoscimento postumo, nemmeno la gratitudine di chi rimane poichè di loro non se ne saprà nulla, non contano nulla. I supereroi non sono né super nè eroi, anzi: uno è un sadico, l'altro un cinico stupratore, un altro un impotente incline alla depressione. Fanno giustizia sommaria comportandosi esattamente come i criminali che combattono, la linea che separa il giusto dallo sbagliato non è mai stata così labile. L'unico con super poteri veri è un ex scienziato dall'aspetto abbastanza sgradevole che ha raggiunto uno stadio superiore di apatia che lo porta ad ignorare qualsiasi concetto etico rendendolo totalmente indifferente alle sorti del genere umano. Di ciascuno, l' approfondimento introspettivo è puntuale, variegato, funzionale: se Rorschach è il motore della vicenda e il Comico il personaggio più centrale e sfaccettato, Gufo Notturno è colui con il quale ci si identifica, uomo senza qualità incapace di sognare e pensare in grande, stritolato in un meccanismo che lo sovrasta. Sullo sfondo c'è l'America della guerra fredda, l'ossessione del nucleare, la conquista dello spazio, il Vietnam e la speranza in un mondo migliore. Che sarà migliore ma a che prezzo! Come e di più che in 300, Snyder muove la macchina da presa magnificamente. Watchmen è una successione di scene madri: dall'incipit ai titoli di testa, dalle scene di combattimento ai dialoghi. Non gli sono da meno fotografia e colonna sonora entrambe da urlo, eleganti e ricercate. All'incontro fatale i nostri eroi non troveranno vendetta, riscatto, né redenzione. Troveranno bocconi amari da ingoiare e la consapevolezza che bene e male quali categorie assolute non solo non hanno ragione di esistere ma che il bene ha bisogno del male così come la pace della guerra e che l'apparenza delle cose conta maledettamente di più delle cose stesse.
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Spettro di Seta, una vamp di lattice vestita, che prosegue la tradizione delle donne esageratamente sexy del mondo dei fumetti. Se questo era il "Watchmen" a fumetti, il "Watchmen" su pellicola cerca di ricalcarne alla perfezione le caratteristiche. Ma proprio nel tentativo di restare aderente al modello, il film di Zack Snyder (già autore di "300") si perde. Prima di tutto si perde nella lunghezza: quasi
tre ore di cui basterebbero la metà. Poi nella carrellata di lunghissime biografie, che, invece di immergere lo spettatore nel ventre dei personaggi, lo allontana per spossamento. In più non riesce a tenere insieme un plot così complesso e stratificato, tanto che a momenti si perde addirittura il filo del racconto. È come un piatto troppo abbondante e con troppi ingredienti, per cui, se da un lato è possibile avvertire la qualità delle materie prime, il gusto finale non convince. L'unica parte di "Watchmen" totalmente riuscita sono i primi sessanta minuti, in cui una colonna sonora sopraffina e delle scene d'azione di qualità riescono a rendere quell'atmosfera dark da film di culto che lo spettatore cerca. Non appena però si slitta verso sequenze più complicate - come l'erotismo spinto tra Spettro di Seta e Gufo Notturno o le accuse di tossicità cancerogena a Mr Manhattan - la mano del regista perde fermezza. A questo punto ciò che resta è poco più che la noia, assieme ad una buona dose di disorientamento tra spionaggio postbellico, spiritualità e riflessioni sul libero arbitrio. Onore delle armi, comunque, al regista, che ha cercato di portare sul grande schermo un'opera da tutti considerata impossibile da trasporre.
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