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Jenna fa la cameriera in un ristorante di una piccola cittadina. Le sue torte sono apprezzatissime tanto che, infelice per via di un matrimonio fallimentare, spera di poter scappare via grazie ai soldi del primo premio di una gara di torte. Quando però scopre di essere incinta i suoi piani vengono scombussolati, ma una nuova storia d’amore sembra farla rinascere. Questa la premessa di Waitress, scritto e diretto da Adrienne Shelly, nota nel circuito indipendente, giunta fatalmente al suo ultimo film. La regista è infatti morta in circostanze tragiche poco prima che la pellicola venisse selezionta al Sundance Film Festival. Scritto durante la gravidanza della figlia Sophie, di fatto Waitress diventa il testamento della Shelly. Si tratta di una commedia ben fatta, onesta; seppur scontata in alcuni tratti riesce bene a trasmettere le sensazioni |
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della protagonista, intrappolata in un’esistenza mediocre prima solamente da un marito infantile e violento, poi anche dalla gravidanza indesiderata. Per fortuna al Joe’s Diner, nonostante il proprietario rompiscatole e gli strambi clienti, le sue colleghe Dawn e Becky sanno vivere con Jenna una sincera amicizia. Se sia fortuna o meno la relazione che nasce col dottor Pomatter lo scopriremo nel corso del |
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film, quando vedremo cosa significhi diventare madre quando non lo si desidera affatto. Il tormento della protagonista è reso ottimamente dalla prova di Keri Russell, che con la sua semplice bellezza riesce ad entrare alla perfezione nella parte, ed acquista man mano nuova luce nell’evolvere del personaggio di Jenna. Le spalle “comiche” si comportano anch’esse bene nel collaudato schema dell’amica timida (Dawn, interpretata dalla stessa Shelly) insieme a quella più spigliata (Becky, una divertente Cheryl Hines). Molto divertente anche la “guida” della pellicola, il vecchio burbero Joe interpretato da Andy Griffith, che ordina il pranzo alla Sally Albright (ricordate i suoi gusti complicati in “Harry ti presento Sally”?) e prende a cuore la storia di Jenna, cercando di dispensare utili consigli. Un po’ meno convincente la prova di Jeremy Sisto nei panni di Earl, l’egoista marito di Jenna, mentre il dottor Pomatter (Nathan Fillion) rende molto meglio nel primo atto quando fa la parte del nevrotico. Questo film è “una lettera d’amore alla mia bambina, Sophie”, ha detto la regista. Ed è un lascito duro e amorevole, malinconico e allegro, dolce e salato come le torte dai nomi assurdi che Jenna sa preparare. Una commedia che, pur senza picchi esaltanti, riesce comunque ad appassionare per la sua dolcezza e per il modo piuttosto originale col quale l’autrice affronta il tema della maternità.
(recensione
di Amedeo Scalese )
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