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Il 19 gennaio questo film su George W. Bush è andato in onda in prima visione sul teleschermo, quasi in contemporanea con l'uscita cinematografica. Oliver Stone ha affidato a Josh Brolin l'imbarazzante incarico di vestire i panni del 43° Presidente degli Stati Uniti, uno dei più contestati e sicuramente meno amati della storia americana. Guardando il film, si vorrebbe cercare di capire qualcosa in più di cosa sia successo, in questi tormentati e angosciosi anni, all'interno delle mura della Casa Bianca, dentro la famosa Stanza Ovale, nelle riunioni di quello staff i cui componenti tutti noi conosciamo benissimo. Poter capire il perché di certe decisioni assurde. O scoprire quali giochi di potere, quali interessi economici e quali intricati meccanismi di geopolitica internazionale siano stati alla base di risoluzioni così  
 
nefaste e foriere di morte e lutto. Magari intuire qualcosa che finora è sfuggito alla stampa, ai media, ai nostri occhi. Invece quello che appare complessivamente durante queste due ore abbondanti, durante le quali non si vedono in realtà molte scene di guerra, di stragi, di efferatezza o di torture, è la storia di una macchietta, la rappresentazione caricaturale di un uomo che ha una cultura personale a dir   recensione w.
poco imbarazzante per pochezza e inconsistenza, un uomo che è capace solo di amare il baseball, di ingozzarsi di panini, di parlare a vanvera facendo gaffes una dietro l'altra, di indossare cinture di pessimo gusto con enormi fibbie da pistolero sotto la giacca. Un uomo che è sempre stato succube del padre (l'altro Bush presidente, quello eletto una volta sola), che è sempre stato preferito al fratello, incapace di assumere in viso un'espressione di intelligenza. Un uomo dagli atteggiamenti da spaccone, dalla parola tanto facile quanto vacua, un texano con il cappello in testa e gli stivali sopra la scrivania più importante del mondo. In un colloquio con Dick Cheney (interpretato da un freddo ma bravo Richard Dreyfuss), il nostro W. storpia Guantanamo con Guantanamera, come se il tutto fosse soltanto un gioco o uno scherzo. E allora, mentre si sta guardando questo film, uno si ferma a pensare e dice: "Ma questo non può essere stato il presidente americano per otto anni!". Ovviamente questa è l'interpretazione di Oliver Stone ma i fatti e la cronaca che noi conosciamo non sono poi così lontani dalle immagini di questa pellicola. Anzi, non lo sono proprio purtroppo. Il 20 gennaio è il giorno d'insediamento del 44° Presidente degli Stati Uniti, il primo presidente di colore e di origini africane. Il 20 gennaio è davvero un giorno nuovo.

(di Michele Canalini)


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