VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA 3D
 
locandina viaggio al centro della terra 3d

recensione

 
Arriva in sala "Viaggio al centro della terra - 3d", liberamente, ed artificiosamente, ispirato al romanzo del 1864 di Jules Verne, che porta anche in Italia la rivoluzione, se di rivoluzione si puņ parlare, dell'adventure movie in tre dimensioni. Con una trama sbrigativa, lacunosa e zeppa di stereotipi ereditati da quell'artigianato di entertainment hollywoodiano che ci piace meno, il film, diretto da un esperto di effetti visivi come Eric Brevig, non č altro che il surrogato del trappolone delle scariche adrenaliniche ricevute da una giostra di qualsivoglia parco attrazioni. Figure classiche come corse all'impazzata sui carrelli di una miniera, oggetti volanti incomprensibilmente scagliati verso il pubblico, per cogliere l'effetto sorpresa del 3d, tempeste vissute in prima persona a bordo di una zattera, come in un simulatore, incuneano troppo la  
 
pellicola in un leggero prodotto per ragazzi, senza originalità o sterzate alcune. La vicenda si riferisce a quel bagaglio che gli States si portano nefastamente con loro, la presenza di un genitore scomparso, sul quale mito i ragazzi costruiscono tutta la loro crescita, lo scienziato, l'abituale bamboccione inespressivo Brendan Fraser, ignorato e fallito, che trova la propria nemesi completa nell'avventura e nella scoperta   recensione viaggio al centro della terra 3d

derivatane. Il tutto è poi condito da una seccante voglia di commuovere lo spettatore, facendo insistentemente leva sulla scomparsa del padre del ragazzo, che, alla fine della giostra, è il personaggio meglio indagato, pur non apparendo. Niente di nuovo. Neanche l'uso del 3d è indirizzato verso i giusti scorrimenti del film, le potenzialità del mezzo sono costrette in una sconcertante mancanza d'idee. Ciò dimostra che ci si è voluti cimentare con una tecnologia troppo prematuramente, non avendo né le intuizioni né la storia adatta. Se è vero che da qualche parte si doveva pur cominciare, lo si sarebbe potuto fare meglio, almeno per non scoprire il fianco a chi, a priori, è già contrario all'introduzione di elementi inquinanti dell'arte cinematografica. Un errore che certa parte della critica e del benpensare intellettualoide, soprattutto dall'Europa, fa, dimenticandosi che l'allargamento dei prodotti a disposizione del pubblico non può che essere un bene, dato che il cinema è non solo impegno, intensità e ricercatezza autoriale, ma anche puro entertainment e bighellonaggio cerebrale. Ogni arte ha le proprie funzioni e disfunzioni, certo la diffusione del 3d è una di quelle disfunzioni assai criticabili, ma anch'essa necessaria per una maturazione, perlomeno tecnologica, di un mezzo dalle infinite potenzialità ancora incontaminate.


(di Tommaso Ranchino)


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