VENTO DI PRIMAVERA - RECENSIONE
 
locandina vento di primavera
Locandina "Vento di primavera"

vento di primavera - recensione

 
La cinematografia è ricca di film che trattano dell’Olocausto. Nonostante gli innumerevoli lavori cinematografici, il tema dell’Olocausto con le sue, purtroppo, infinite storie di crimini e violazioni dei diritti dell’uomo, lascia gli spettatori sempre scioccati per il forte impatto emotivo che produce. La Shoah non riguarda solo gli ebrei, ma tutta l’umanità che deve ricordare l’ignominia dell’Olocausto perpetuando la memoria di quanto è accaduto, perché ci sia consapevolezza di un genocidio orchestrato a tavolino. Roselyne Bosch, è una quasi debuttante regista e sceneggiatrice del film “Vento di primavera” (titolo originale “La Rafle”), con il quale rende omaggio a quei 13.000 ebrei francesi (di cui 4.115 bambini) che non fecero mai ritorno dai campi di concentramento nazisti, vittime dell'Olocausto durante il  
 
governo di Vichy. Giugno 1942, la Francia occupata dai tedeschi si prepara a fare la grande retata di tutti gli ebrei francesi per deportarli nei campi di concentramento di Auschwitz. Il piccolo Joseph Weismann (Hugo Leverdez) porta cucita sul petto la stella gialla che lo distingue come ebreo. Il bambino percepisce il clima d’inquietudine che attanaglia tutta la sua famiglia, i suoi amichetti e tutto il vicinato. La   recensione vento di primavera
retata tanto temuta ed anche attesa non tarda ad arrivare. All'alba del 16 luglio 1942, 13.000 ebrei francesi vengono deportati dalle forze dell'ordine nel Vélodrome d'Hiver, e lì parcheggiati per alcuni giorni senza alcun genere di prima necessità ed in condizioni igieniche disumane. E' la dimensione dell'attesa in uno spazio che si riempie di anticipazioni, dubbi, incertezze e paure, di negazioni senza senso, di speranze che muoiono sul nascere. Dal Vélodrome gli ebrei verranno portati prima in un campo di concentramento francese transitorio e poi ad Auschwitz, dove la morte li coglierà nelle camere a gas prima di essere passati nei forni crematori. Il film “Vento di primavera” mostra immagini, situazioni drammatiche e terribili, che si traducono, come per tanti altri film sulla Shoah, in una lezione coraggiosa e potente di un delittuoso dramma umano. Roselyne Bosch, nella denuncia della Shoah nella Francia del 1942, è riuscita perfettamente a centrare la funzione sociale del cinema. Cinema come rappresentazione onesta di fatti storici che si devono ricordare, cinema come espressione di una sensibilità propria, raccontata con ammirevole sincerità e scrupolosa meticolosità nella ricostruzione di fatti realmente accaduti, cui fa da perfetto corollario una colonna sonora che evoca musiche in voga durante il 2° conflitto mondiale. “Vento di primavera” è un film molto lineare che si presenta comunque efficace nel suo racconto: la vita scorre nella tranquillità familiare, la spensieratezza dei bambini non sembra scossa dagli eventi immediati. Ma all'improvviso la quotidianità si sovverte con la retata della polizia francese, collaborazionista dei tedeschi che annienterà le esistenze di questa gente colpevole solo di essere ebrei, indesiderati. Struttura filmica imponente per costumi, scenario e ambientazione, il film di Roselyne Bosch è ben fatto, nonostante la sua, forse eccessiva, prevedibilità. Non trascurabile l'accortezza di lanciare un punto a favore di quei francesi che mettendosi direttamente in gioco, salvarono 10.000 ebrei aiutandoli a nascondersi . La recitazione del piccolo Joseph e dei due fratelli Samuel e Nono Zygler (Olivier Cywie e Mathiau Di Concerto) è eccellente: piccoli personaggi coraggiosi che usano la loro innocenza per difendersi da una insensata persecuzione umana.

(recensione di Rosalinda Gaudiano )


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