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UOMINI CHE ODIANO LE DONNE |
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Trasposizione cinematografica dell'omonimo libro di Stieg Larsson, campione di incassi in Europa, "Uomini che odiano le donne" nasce con l'arduo compito di non tradire il successo editoriale, accompagnato da grande attesa e da una palpabile perplessità, considerando le difficoltà oggettive di realizzazione e la complessità della trama. Al fine di garantire emozioni forti e salvaguardare lo spirito tagliente del libro, il regista Niels Arden Oplev, fortemente voluto dai produttori, ha evitato di trattare la storia come un semplice giallo, realizzando un film drammatico a sfondo poliziesco; si è cioè posto l'accento sulla forza dei personaggi e sulla loro psicologia, contestualizzandole negli spazi più oscuri di una moderna società industrializzata. La scomparsa della giovane Arriet, avvenuta nel lontano 1966, non è |
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ancora stata accettata dallo zio Henrick che, ormai vecchio e vicino alla morte, vuole che sia fatta finalmente chiarezza. Il compito di indagare viene affidato al giornalista Mikael Blomquist che, con l'aiuto di una giovane disadattata dal passato misterioso, cercherà di scandagliare i segreti della potente famiglia Wanger. Ha così inizio un lungo viaggio a ritroso attraverso fotografie in bianco e nero e filmati di repertorio
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una ricerca esasperata a volte fondata soltanto su pure e semplici supposizioni. La sceneggiatura è avvincente, così come l'interpretazione di Mikael Nyqvist e Noomi Rapace è perfettamente aderente ai personaggi, il primo dotato di grande umanità e empatia, la seconda preda di uno squilibrio emotivo che la condurrà fino alle sue imprevedibili e drammatiche decisioni. Il finale, che ovviamente qui non sveleremo, giunge inaspettato e soprendente. Nel complesso un film di qualità, carico di inquietante intensità. Ciò che non convince del tutto sono alcune forzature narrative legate al movente di fondo, le quali a volte non sembrano reggere davanti ad una necessità, quella della verosimiglianza del racconto, che in film come questo, veri, sofferti, crudi e psicologici, diventa un'esigenza irrinunciabile. E' difficile accettare in particolare che gesti tanto potenti e invasivi, quali quelli compiuti dal "colpevole", rimangano inavvertiti per oltre quarant'anni, pur essendo mancato un lucido e razionale disegno di fondo per occultarli. In ogni caso un film che funziona: nonostante le due ore e passa di proiezione, è difficile distrarsi.
(di Lucio De Candia)
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