UNDERWORLD: LA RIBELLIONE DEI LYCANS
 
locandina underworld la ribellione dei lycans

recensione

 
Underworld ritorno alle origini per riprendere e approfondire quanto già apprendemmo nel primo capitolo. Ovvero come l'amore impossibile tra una vampira e un licantropo finisce in tragedia causando la ribellione dei lycans e la conseguente lotta plurisecolare tra i nobili succhiasangue e i popolani lupi mannari. Tra un flashback e l'altro nel primo Underworld c'era già tutto, ed era la parte più struggente e significativa dell'intera saga. Qui si sceglie di estrapolarla per dedicargli un intero film ma aggiungendovi ben poco, per non dire nulla (a parte il fatto che Sonja da bionda che era è diventata mora). Femminile rimane la protagonista ma cambia personaggio e interprete: fuori Selene/Kate Beckinsale, dentro Sonja/Rhona Mitra (e il cambio ci guadagna? A voi il responso). Cambia anche il regista, non più Len Wiseman,  
 
rimasto come produttore e garante del brand, sostituito da Patrick Tatopulos (origini greche per caso?). Ritroviamo con piacere il cattivissimo Bill Nighy che reindossa le eleganti vesti del gran capo vampiro Victor (mentre Amelia e Marcus se la russano) e Michael Sheen, l'attore più in auge del momento (è lui il David Frost di Frost-Nixon il duello) di nuovo nei panni del licantropo ribelle Lucian alla guida dei rivoltosi, dopo aver visto   recensione underworld la ribellione dei lycans
l'amata incenerita per mano del padre, finalmente condottiero proletario credibile e carismatico (prima era solo proletario e nemmeno troppo condottiero). Onore ulteriore a Michael Sheen che nel primo Underworld stava con la Beckinsale la quale lo ha lasciato per il regista conosciuto sul set e nonostante questo ha accettato di ritornare sul luogo del delitto. Quando si dice professionalità e attaccamento alla maglia! Collaudata fotografia virata in azzurro a illuminare goticamente scenari gotici. Tralasciando la lettura sociologico-marxista che potrebbe intravedere nella rivolta dei lycans il corrispettivo oggettivo della rivolta degli schiavi contro l'aristocrazia nobiliare e quindi, slittando cronologicamente in avanti, delle lotte operaie contro lo strapotere del padrone, va dato atto al film di avere almeno una volta reso giustizia ai poveri licantropi solitamente bistrattati come cani rognosi, qui invece reali protagonisti, vittime incolpevoli ed eroi dolorosi dell'epopea. L'apparizione finale di Selene fa da significativo collegamento tra il prima e il dopo. Avremmo voluto anche qualche notizia da Michael, il prode mezzosangue metà vampiro e metà licantropo, ma pazienza. Per quello bisognerà attendere forse la quarta puntata. Solo per i fan irriducibili.

(di Mirko Nottoli)


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