UNA SCOMODA VERITA'
 

una scomoda verità recensione

 
Com'era piacevole un tempo poter dire che l'inverno che stavamo vivendo era una stagione dalla temperatura mite, rispetto, per esempio, all'anno precedente. Si ricordano bagni al mare in novembre o a gennaio, lunghe scampagnate qualche volta interrotte da un'improvvisa pioggia in marzo, e altre piacevolezze del genere. Naturalmente anche oggi possiamo ripetere quelle esperienze, ma incombe sul nostro piacere di stare all'aria aperta la minaccia di una catastrofe ambientale, tanto grave quanto stupida, visto che è l'umanità a minacciare se stessa. Ce lo ricorda "Una scomoda verità" ("An Inconvenient Truth" è il titolo originale), il documentario del regista Davis Guggenheim (che ha diretto tra l'altro alcuni episodi delle serie tv NYPD Blue ed E.R. e del lungometraggio Gossip), che vede come protagonista niente-  
 
meno che Al Gore, vicepresidente degli Usa sotto l'Amministrazione Clinton, e quasi presidente, se nel 2000 non avesse perso per qualche voto il confronto elettorale con G.W. Bush che ha vinto non senza il sospetto di qualche broglio. La pellicola ricalca fedelmente lo spettacolo che Gore ha portato in più di 1000 località (nel 1992 aveva pubblicato il libro "Earth in the Balance: Ecolog and the Human Spirit"  
sul quale si basa la sua attuale performance divulgativa), riempiendo le sale dove si esibiva snocciolando dati e tabulati assolutamente inoppugnabili sulla drammatica condizione ambientale in cui versa il nostro pianeta, sul rischio che se non si interviene adeguatamente entro cinque o dieci anni la situazione diventi irreversibile, con conseguenze facilmente immaginabili. Una scomoda verità non svela particolari novità riguardo al tema, ma mette in fila i dati, corredandoli di grafici scientificamente corretti e immagini che illustrano le conseguenze già in atto nel pianeta, come lo scioglimento dei ghiacci e gli uragani, dovute alla dissennata ricerca dello "sviluppo" a tutti i costi per un tenore di vita sempre più "alto". In una recente intervista rilasciata ad "Adriana Terzo" e pubblicata su "E Polis" leggiamo: Mr. Gore, ambiente e capitalismo possono andare d’accordo? Perché i governi e le comunità scientifiche si tengono alla larga da questi argomenti? Può un alto tenore di vita sostenere un ambiente in salute? - "Al momento, le conseguenze ambientali non sono misurate in modo adeguato e non appaiono dunque nei calcoli di mercato. Questa miopia può essere corretta e la competizione può avere un effetto positivo sul modo in cui il mercato opera nei riguardi dell’ambiente. Possiamo farcela. L’alto tenore di vita ci porta ad un’altra domanda: cosa esattamente intendiamo per “alto tenore di vita?” Significa avere una automobile più grande o una con minori consumi? Possiamo goderci la vita e migliorare al tempo stesso il tenore di vita riducendo l’inquinamento da noi stessi causato. Le aziende che stanno riducendo l’inquinamento lo sanno: stanno risparmiando ed aumentando il loro margine di profitto". Un documentario scomodo come la verità che racconta, che andrebbe proiettato in tutte le scuole e mandato in onda a reti unificate sui teleschermi di tutto il mondo, contemporaneamente, nella speranza che serva a creare una protesta a livello internazionale, utile a spingere i governi a cambiare la rotta che porta alla catastrofe. Se pure qualche difetto appare nel film, come un'eccessiva personalizzazione da parte di Al Gore, lo raccomandiamo a tutti, giovani e meno giovani, purché interessati alla sopravvivenza del pianeta che ci ospita.

(recensione di Claudio Montatori )

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