UNA NOTTE DA LEONI 2 - RECENSIONE
 
locandina una notte da leoni 2
Locandina "una notte da leoni 2"

una notte da leoni 2 - recensione

 
Quante possono essere le notti da leoni? Una, non di più. Perché altrimenti non sarebbe più da leoni ma sarebbe una notte come tutte le altre. E’ la straordinarietà, l’evento irripetibile, la sola ragione di essere di questo genere di avventura. E’ come la storia di Mamma ho perso l’aereo. Quante volte una madre può dimenticarsi a casa il figlio? Una. Se se lo dimentica due, tre o perfino quattro, allora vaffanculo! Ecco perché Una notte da leoni 2 è un film che, per suo statuto ontologico, non andava fatto. Assodate le motivazioni tuttavia, bisogna liberarsi dai pregiudizi e dare atto a Todd Phillips di essere riuscito a ripetere il piccolo miracolo compiuto nel primo capitolo. Anzi, forse di più, perché trattandosi di un numero due, e tutti sappiamo come funzionano i numeri due (anzi se si considera che Parto col folle era già nei  
 
fatti Una notte da leoni 2, qui ora arriviamo al numero tre!), il miracolo assume connotati ancora più sorprendenti. Riesce infatti nell’impresa di ovviare i problemi derivanti dal senso di dejà vu, dalla mancanza di spontaneità, dal ripetersi identico delle situazioni, dalla poca convinzione dei partecipanti, che gravano su tutte, nessuna esclusa, le operazioni di tal fatta, spudoratamente pianificate a tavolino col solo   recensione una notte da leoni 2
scopo di fare cassa, limitandosi a ricalcare alla lettera l'originale canovaccio. Legge a cui non si sottrae nemmeno Una notte da leoni 2 che, al contrario, nella replica paradossale ci si butta a capofitto e ci sguazza, aderendo al principio secondo cui repetita iuvant : stesso copione, stesso meccanismo “a ritroso”, stesso addio al celibato, stesso risveglio in una camera d'albergo senza ricordare nulla di quanto si è fatto nelle 12 ore precedenti, stesso membro del gruppo disperso, sparito, catturato, forse morto. Bradley Cooper, Zack Galifianakis e Ed Helms in quel di Bangkok se la dovranno vedere stavolta con spacciatori russi, tatuatori, trans, agenti sotto copertura, monaci buddhisti votati al silenzio, una scimmietta fumatrice che ruba la scena a tutti. Regista e sceneggiatore, Todd Philips trasforma i limiti in vantaggi sfruttando appieno la surrealtà di trovarsi per la seconda volta in una situazione già surreale, imprimendo ritmo serrato, rapidi cambi di scenario, irriverenza, una sana vena di follia personificata in Galifianakis più che in altri, confezionando circostanze estreme, improbabili, sconvenienti, triviali senza scadere nel demenziale fuori luogo e quindi di cattivo gusto. Todd Phillips invece riesce ad essere sempre “in” luogo, mai “fuori”. Eccetto quando nasconde a computer le parti intime del trans, unico vero momento volgare del film. Finale col botto con l'entrata in scena di Mike Tyson e con l'esilarante sequenza fotografica per ripercorrere sui titoli di coda l'intera nuova notte da leoni.

(recensione di Mirko Nottoli)


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