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un'ottima annata
recensione
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Se il cinema è
un mezzo che consente
di vivere realtà
a noi lontane, staccate
dal nostro quotidiano,
e di renderci solo
per qualche ora partecipi
della situazione narrata,
bene, questo è
uno di quei film che
offre queste possibilità.
Ridley Scott, già
regista del film “Il
Gladiatore”,
è anche regista
di questa esilarante
commedia. Ed anche
in questo lavoro Scott
ha voluto Russell
Crowe, premio oscar
per il film “Il
Gladiatore”,
come attore protagonista.
Il film è diretto
magistralmente. La
scrittura filmica,
la narrazione, la
recitazione e la scenografia
si relazionano nelle
parti, in una attenta
dialettica di simbologie
comunicative, come
gli elementi di un’orchestra.
Il soggetto è
tratto dall’omonimo
romanzo di Peter Mayle.
L’autore della
piacevole ed eccitante
sceneggiatura è
Marc Klein. Scott,
attraverso la vita
di Max Skinner (Russell
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Crowe),
ci immerge
nel
mondo
londinese
delle
quotazioni
finanziarie,
dove
regna
la più
cinica,
ragionata
determinazione
umana.
Senza
alcun
sentimento
né
scrupolo
nel
gestire
il sistema
finanziario,
il broker
londinese
Max
Skinner
è
uno
dei
più
spietati
squali
nel
mondo
delle
contrattazioni
finanziarie.
E’
una
macchina,
una
macchina
umana.
Per
lui
non
esistono
affetti,
non
gode
di tempo
libero,
di sognate
vacanze. |
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Il suo motto
è:
“Vincere
non è
tutto, è
l’unica
cosa!”
Ma una notizia
dalla Provenza
destabilizza
la vita di
Max: l’avvenuto
decesso dell’anziano
zio Henry.
E Max è
l’unico
erede beneficiario
della sua
tenuta, con
un castello
ed una vasta
estensione
di vigneti
in Provenza.
Max, in quel
luogo della
Provenza,
ha trascorso
la sua infanzia,
e la sua adolescenza.
L’evento
lo riconduce
in quella
terra assolata
e verdeggiante.
Giunto alla
“Siroque”,
Max rievoca
il suo passato.
Riapre le
porte della
grande casa,
vecchia di
odori e sapori
della memoria,
dove dimorano
i più
bei ricordi
della sua
adolescenza,
carichi di
particolare
intensità
emotiva, di
affetto sicuro.
Il soggiorno
in Provenza
è beffardo.
I ricordi
si accavallano
nella mente
di Max. I
sentimenti
riaffiorano,
quasi timorosi,
fino ad acquistare
una fisionomia
chiara, dai
contenuti
piacevoli,
forti di certezze
mai dimenticate.
Sicuro di
voler vendere
la proprietà
ereditata,
Max girovaga
per la grande
casa, riassapora
il ricordo
del calore
della sua
camera, rammenta
il colore
rosso vermiglio
del vino che
fluttuava
nei calici
di cristallo
riempiti dallo
zio Henry
per brindare
ai piaceri
della vita.
Max, il ricco
uomo d’affari,
per un evento
del destino
è costretto
a riflettere
su sé
stesso. Si
confronta
con una vita
vera, con
persone vere.
Si trova a
mediare la
propria situazione
con Christie,
che si presenta
come la figlia
dello zio
Henry, frutto
di una relazione
amorosa californiana.
Incontra l’amore
in Fanny Chenal,
sua vecchia
amica di giochi
d’infanzia.
Tutto ciò
che è
presente in
quella terra
di Provenza,
bussa al suo
cuore, esasperando
in positivo
il suo animo,
tanto da fargli
prendere la
decisione
di non voler
più
abbandonare
quel luogo,
caro ed incredibilmente
vero. Tutto
questo Ridley
Scott, lo
scrive con
una regia
senza sbavature,
alternando
il racconto
tra passato
e presente,
cristallizzando
le scene quasi
come quadri
che ci ricordano
i dipinti
di Corot e
di Manet.
La colonna
sonora completa
in modo sublime
il tutto.
La recitazione
di tutto il
cast non fa
una grinza.
Russell Crowe
interpreta
un nuovo tipo
di personaggio,
con notevole
arte, da grande
professionista.
Una performance
senza dubbio
inedita per
lui, ben riuscita,
a tratti molto,
molto divertente.
(di Rosalinda
Gaudiano
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