UN AMORE SU MISURA
 

un amore su misura recensione

 
“Un amore su misura” è liberamente tratto dal romanzo di Vittorino Andreoli che poneva al centro della trama la solitudine di un ingegnere alle prese col divorzio, la pantofolite e soprattutto Madama Solitudine. Renato Pozzetto riadatta e dirige il pastone trasportandolo in chiave surreale e futuristica. Per ovviare alla trista condizione di vita, decide di accettare l’esperimento di una multinazionale che gli propone una superbambola rispondente a tutti i canoni del proprio ideale di compagna. Tralasciando particolari che sfiorano il macabro, e non che ci manchi il senso dell’umorismo bizzarro o del saper cogliere al volo ironie goliardiche, citiamo – ad esempio – lo sgomento provato all’apparizione di un magma bluastro indicato come “la materia”. Al momento in cui l’ingegnere, invitato a saggiarne consistenza col dito  
 
e accompagnato dalla seguente frase “Percepisca la fibra”, non nascondiamo più il terrore puro. Sensazione che aumenta dopo aver registrato come si attiva la bambola, aver preso nota della prova generale con la borsa femminea tascabile, eccetera eccetera. Fantascienza sì ma dell’incredulità. Con silenziosa riverenza ricordiamo la comicità leggiadra e gradevole di certi filmastri coi quali ci siamo nutri-  
ti e pasciuti “Il ragazzo di campagna”, “Da Grande”, “Lui è peggio di me”, “La patata bollente” per poter presto dimenticare Cochi Ponzoni col gilet lilla, Anna Galiena nel frigorifero, battute come “Ti avviso la mia collezione di farfalle è povera, me ne è rimasta soltanto una” pronunciata da una lei svampita, linee interglutee accoglienti e incomprensibili ponti luminosi sullo stretto di Messina. In certi casi mai verità fu più dogmatica: tornare, è un crimine.

(recensione di Daniela Losini )

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