UN ALTRO PIANETA
 
locandina un altro pianeta

recensione un altro pianeta

 
Grande, inaspettato e vincente questo primo lungometraggio di Stefano Tummolini, che, girato con un budget inferiore ai 1000 Euro e con solo 7 giorni di lavorazione, è riuscito persino ad aggiudicarsi il “Queer Lion”, premio dedicato al miglior film con tematiche omosessuali all’ultima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Non solo questa pellicola profuma di storia autentica, quindi affascina particolarmente perchè la sentiamo più reale e vicina, ma possiede una forza emotiva e coinvolgente che difficilmente si riscontra al cinema: i personaggi sono densi di significato, ognuno fa parte di un evidente disegno più grande, complessivo, in cui le tematiche della solitudine e della menzogna la fanno da padrone. L’ ottimo cast, tutti esperti attori di teatro, forma un quadro perfetto dove  
 
ognuno rappresenta le difficoltà che ci sono nella vita: chi nel rapporto a due, chi nel dimenticare (come il protagonista), chi nel confidare la propria grave malattia e chi nell’ammettere la gravità della stessa, chi nel capire se stessa. Intorno a tutto ciò ruota quel senso di solitudine che in fondo appartiene a tutti e quel dire bugie “a fin di bene”, non per ferire gli altri, ma solo per offrire un’immagine   recensione un altro pianeta
di se stessi diversa, anche più interessante (il protagonista si spaccia per poliziotto invece è un fioraio). Girato sulle spiagge del litorale romano, dalle parti di Capocotta, il film si snoda lungo un periodo temporale di un giorno, dall’alba al tramonto, e offre allo spettatore un insieme di risvolti e incontri imprevisti che “forse” segneranno per i protagonisti l’inizio di nuove vite. Salvatore, il protagonista gay, si esprime molto attraverso il corpo, è uno che parla pochissimo: finirà finalmente per “aprirsi” con una ragazza tutto sommato appena conosciuta, gli confiderà tutte le sue paure ed emozioni, e la cosa sarà reciproca perché anche lei gli rivelerà di essere sieropositiva, confidando quindi un segreto che nessuno conosceva. La pellicola è veramente ben diretta, la storia, in apparenza semplice, ben narrata: è come se i vari ingredienti che compongono un buon film si siano riuniti in dosi equilibrate ad arte, momenti dolci e momenti amari, sprazzi di crudezze e momenti filosofici. Tutto accompagnato e sottolineato da una fotografia perfetta, ad opera di Raoul Torresi, che porta sul grande schermo colori e luminosità che proiettano lo spettatore direttamente sulla spiaggia. Da vedere, per dimostrare che si possono fare ottimi lavori anche a basso budget.




(di Mauro Missimi )


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