UN'ALTRA GIOVINEZZA
 

recensione un'altra giovinezza

 
Useremo un aggettivo abusato e diventato luogo comune nell'indicare le visioni contaminate dal subconscio cui "Un'altra giovinezza" è carico oltremodo, e l’aggettivo è controverso. Dopo dieci anni di assenza e aver dichiarato che da ora in poi farà film per sè (salvo poi immetterli nel circuito ufficiale), Francis Ford Coppola costruisce la propria personale babele di paure e ombre filosofiche utilizzando il corpo uno e bino di Tim Roth e della brava Alexandra Maria Lara. Un professore anziano medita di porre fine alla propria esistenza quando un fulmine lo coglie, gli stravolge il ciclo biologico rigenerandolo e regalandogli una seconda vita da mutante. I primi tre quarti d'ora sono sostenuti, organizzati e indirizzati verso una direzione precisa. L'interesse dei nazisti al caso, gli echi di Frankenstein e di Prometeo, l'uomo  
 
dopo l'atomica, condivisibili suggestioni, esperimenti che ricordano gli echi evocati in "The Prestige" per riferirci a pellicole contemporanee. L'incontro con una giovane dalle doti particolari, sarà decisivo. I problemi, insuperabili, sono determinati dall'eccesso straripante: se la possessione verbale in sanscrito risulta estrema ma ancora sopportabile, quando si inizia a parlare egizio cominciano le perplessità,  
e all’udirsi della parlata sumeroassirobabilonese - seppure ci sia un logica nell'elenco – scoccano decisi rifiuto, fastidio, l'alienazione. Per tacere dell'inevitabile India, delle reincarnazioni, lo ying e lo yang. Emblematica sia la battuta didascalica pronunciata sull'isola di Malta (citata apertamente) "Che uccello è quello?" "Un falcone maltese." Eppure coinvolge, eppure è indigeribile. Non citeremo i riferimenti cinematografici ma i nomi sono quelli e suonerebbero solo paraventi comodi per qualcosa che non è compiuto, è trasbordo di subconscio, è ostico. L'unica scusa decente - ma è la disperazione dello spettatore deluso - per il flusso di suggestioni, è che la bellezza spesso, è incomprensibile e per poterla apprezzare è necessario un atto di fede. Ad averla, la fede.

(recensione di Daniela Losini )


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