TWO LOVERS
 
locandina two lovers

recensione two lovers

 
Questa è la terza volta che un film di James Gray entra nella selezione ufficiale di Cannes, ma in questo caso non è più un duro noir newyorkese, come lo erano "The Yards" e "We own the night" ma una love story d'autore. Liberamente tratto da una novella di Doestoevskij, "Two lovers" parla di un ebreo sulla trentina (Joaquin Phoenix), la cui vita sembra essere troppo dura da sopportare, e di cosa accade quando incontra due donne molto diverse da loro. Una è un'affascinante vicina di casa (Gwyneth Paltrow) che è l'amante di un ricco avvocato di Manhattan e che soffoca le proprie sofferenze impasticcandosi. Dall'altra parte c'è una semplice ragazza ebrea (Vinessa Shaw): educata, paziente, di una bellezza posata e gentile. Loro sono le two lovers, i due poli amorosi nella vita del protagonista che lo attraggono e lo  
 
respingono riempiendogli le giornate di pulsioni che riesce goffamente a gestire. È una battaglia dimessa e sofferta, costellata di bugie, inadeguatezze e lugubri consuetudini. Un film per chi ama le storie d'amore; soprattutto quelle che cercano di dare uno sguardo originale al tema più vecchio del mondo. Qui sono due archetipi che si confrontano: di quelli con cui l'essere umano fa i conti da millenni e che, per   recensione two lovers
questo, erano attuali nella Russia di metà Ottocento, così come lo sono nel quartiere periferico di Brighton Beach (una remota fermata della metro di New York) e lo potrebbero essere a Trapani o a Novara. L'archetipo dell'amore travolgente e totalmente irragionevole - fino alle soglie dell'incoscienza - e quello che segue la morale sociale, rassicurante e genuino ma sempre confinante con l'ipocrisia. Quella appena descritta sembra una dicotomia sciocca e semplicistica e forse lo è, ma il modo in cui James Gray filma questo conflitto è tutto fuorché superficiale e riesce davvero a porgere allo spettatore uno spiraglio di profondità sulle complessità dei sentimenti umani. Forse in "Two lovers" (tutto imperniato su una prevedibilità voluta e pregna di significato) qualcosa di veramente nuovo non viene detto, ma c'è passione per ciò che si racconta e grande capacità di vedere attraverso l'intimità delle coscienze; il tutto con stile e freschezza di sguardo. Qualche sbavatura di regia e sceneggiatura non adombrano quindi l'affezione che il film sprigiona, la qual cosa lo fa sicuramente distaccare per contrasto dall'artificiosità insulsa di tanti film nelle sale. Da notare con attenzione le sequenze di raccordo, dove i momenti di imbarazzo e le routines comportamentali danno tocchi di verità non indifferenti. Joaquin Phoenix al suo meglio.



(di Marco Santello)


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