di comportarsi, così come non c'è nulla di totalmente condannabile. C'è però da dire che il ritratto che emerge da questa osservazione antropologica non è certo dei migliori: tutti i personaggi (o quasi) sono squallidi, meschini. “L'inconsapevolezza è la loro stessa ragione di essere” ebbe a dire Virgilio Fantuzzi parlando dei protagonisti di
Casotto, e la stessa riflessione la si può estendere a quelli di
Tutti al mare: Proietti è inconsapevole della propria malattia; Pistoni del suo essere iettatore; De Rienzo di essere stato raggirato dall'amico e dalla moglie; Giallini di non poter vivere una vita propria. Tralasciando gli intenti e parlando del film in quanto tale, occorre dire che questi regge bene finché in scena vi è Proietti, mattatore assoluto, ma nel momento in cui esce, verso la fine del primo tempo, il ritmo cala nettamente. E tra una citazione pasoliniana (
Cosa sono le nuvole? ) e l'altra, il film si protrae stancamente verso la fine. Molti personaggi sono azzeccati come il nonno che racconta al nipote quanto sia stata bella la guerra in Etiopia, la conduttrice televisiva che fa pornografia del dolore altrui, oppure il “chioscarolo” che serve pesce surgelato e ha la cucina invasa da topi e scarafaggi; altri, invece, sembrano essere messi lì, nonostante tutto, solo per far ridere (riuscendoci) lo spettatore: è il caso di Proietti e Laganà. Poco incisive le due coppie Angiolini-Zanella e De Rienzo-Montanari, per quanto quest'ultima tenti di avvicinarsi a quella costituita da Citti e Proietti del prototipo, resta sospesa a metà strada, complice forse una “non-storia” rivista più volte. Non mancano stereotipi come le forze dell'ordine (polizia, carabinieri e guardia di finanza) che, con la scusa del controllo, mangiano e bevono a sbafo al chiosco.
Comparsate per il direttore della fotografia Calvesi nei panni del “fantasma” etiope”, e del produttore Gianfranco Piccioli in quelli del prete nel sogno di De Rienzo.
In conclusione, un film da vedere per passare una serata tranquilla. Non eccezionale.
(recensione di Stefano Bucci)