TIME
 

time recensione

 
“Time” è il tredicesimo film di Kim ki-duk ed è stato girato in fretta (le riprese, iniziate il 18 gennaio, sono terminate dopo appena un paio di settimane, il 12 febbraio) sperando nell‘invito (non avvenuto) alla 59a edizione del Festival di Cannes. Punto di partenza è seguire i dubbi e l’angoscia di una donna legati all’amore che prova per il suo compagno (“Ci ameremo per tutta la vita? Con il passare del tempo, non si stancherà di vedermi?”) e la soluzione assurda che escogita per risolvere il problema. Il risultato finale è (sono parole del regista) che “E’ un desiderio istintivo cercare cose nuove. E’ umano soffrire a causa del passaggio del tempo. L’amore è trovare delle cose nuove nelle nostre attività abitudinarie. La vita significa capire che nulla dura per sempre, a causa dello scorrere del tempo”. Kim ki-duk, giustamente idolatrato in Europa  
 
(ma i suoi film non sono amati da critica e pubblico coreano) ci aveva abituati a silenzi carichi di parole, a immagini dove essenziali erano gli sguardi i gesti gli atteggiamenti (una scommessa vinta la sua di fare film dove il dialogo è quasi assente)… Qui la struttura narrativa è più lineare e realistica, lo stile visivo è meno importante, la presenza dei dialoghi è rilevante. Le sue opere sono sempre diverse tra loro, con  
trame difficili da raccontare nella loro profondità e solo da vedere, ma finora sono state sempre il riflesso di molti aspetti della vita di tutti noi portando gli spettatori a porsi mille domande sul significato dell’esistenza e ad interpretare quello che vedono sullo schermo in modo diverso l’uno dall’altro (e tutti più o meno giusti). Questa volta l’operazione sembra meno riuscita. La tesi del regista coreano non arriva pienamente al pubblico che pare avvertire non tanto la tragedia del tempo che passa quanto le assurde paranoie di una donna, antipatica e odiosa dalla prima scena, che ogni uomo assennato spera di non incontrare mai nel corso della sua vita. Impostando il personaggio principale come perenne isterica, il tema non sembra più filosoficamente universale: è il problema, non coinvolgente né appassionante, di una singola persona che non attrae e non induce lo spettatore a immedesimarsi nella sua psicologia tormentata. E’ comunque da sottolineare che Kim ki-duk è sempre un grande regista, anche quando sbaglia. “Time” potrà non piacere ma merita di essere visto. Con la sua originalissima (e assurda) trama invita a discutere e a riflettere, il che non è poco nel panorama, generalmente desolante, di tanta odierna produzione cinematografica.

(di Leo Pellegrini )

- Scrivi la tua recensione del film "Time"!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005. Tutti i diritti sono riservati.