TI STRAMO
 
locandina ti stramo

recensione ti stramo

 
Cosa vedono i nostri occhi? Un qualcosa di nuovo nell'asfittico panorama della commedia italiana. Un film comico che non sia il frusto cabaret televisivo di Zelig prestato al grande schermo, l'estenuante sentimentalismo bonaccione alla pieraccioni, la riesumazione di presunte vecchie "glorie" alquanto discutibili, le deprimenti performance del duo Boldi-De Sica che adesso che è diviso fa ancora più danni (ma ancor più deprimente è chi le loro performance le loda: si veda la recensione di "La fidanzata di papà" sull'ultimo Film Tv). Una parodia. Una parodia italiana su certo cinema italiano. Il bersaglio lo si accenna nel titolo, "Ti stramo" e lo si definisce senza mezzi termini nel sottotitolo: "ho voglia di un'ultima notte da manuale prima di tre baci sopra il cielo". Moccia-Muccino-Brizzi e tutto quel filone giovanilistico/senti-  
 
mentale di gran moda sono serviti. Se non fosse ancora sufficiente il protagonista si chiama Stramarcio in arte Stram figlio di Extramarcio. Il suo amico Tacchino e la bella da conquistare Bambi. Per chi non avesse ancora capito la differenza tra demenziale e demente prenda un qualsiasi cinepanettone e lo metta a confronto con questa per certi versi sorprendente opera prima di Pino Insegno insieme a Gianluca Sodano   recensione ti stramo
che sa sfruttare al meglio ironia, sberleffo e autoreferenzialità trasversale, come parodia comanda nella miglior tradizione d'oltreoceano targata Zucker-Abrahams-Zucker. E' il cinema che prende in giro se stesso, un territorio poco battuto dalle nostre parti, vuoi mai che qualcuno si possa sentire offeso. C'aveva provato Ceccherini ma con scarso senso della misura. "Ti stramo" invece il senso della misura ce l'ha pur nell'assurdità del contesto, capisce cosa e dove andare a colpire e lo fa con gusto e sprazzi di ingegno (i primi piani di Stramarcio, la pioggia e i fulmini, le frasi d'amore vuote, i dialoghi tra Stramarcio e il padre, l'affettazione dei gesti e dei comportamenti standardizzati), sostenuto da un entusiasmo diffuso e percepibile che sopperisce alla carenza di mezzi e di budget. Amichevoli partecipazioni di Raoul Bova in versione dottor House, Franco Nero e Roberto Ciufoli. Il fiato forse è un po' corto e infatti rischia di finire sulle ginocchia ma apprezziamo il coraggio dell'osare e la ventata di aria fresca che ne deriva. Il compito del resto era tutt'altro che agevole essendo il bersaglio molto alto: rendere Stram più comico di Step.


(di Mirko Nottoli)


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