che sa sfruttare al meglio ironia, sberleffo e autoreferenzialità trasversale, come parodia comanda nella miglior tradizione d'oltreoceano targata Zucker-Abrahams-Zucker. E' il cinema che prende in giro se stesso, un territorio poco battuto dalle nostre parti, vuoi mai che qualcuno si possa sentire offeso. C'aveva provato Ceccherini ma con scarso senso della misura. "Ti stramo" invece il senso della misura ce l'ha pur nell'assurdità del contesto, capisce cosa e dove andare a colpire e lo fa con gusto e sprazzi di ingegno (i primi piani di Stramarcio, la pioggia e i fulmini, le frasi d'amore vuote, i dialoghi tra Stramarcio e il padre, l'affettazione dei gesti e dei comportamenti standardizzati), sostenuto da un entusiasmo diffuso e percepibile che sopperisce alla carenza di mezzi e di budget. Amichevoli partecipazioni di Raoul Bova in versione dottor House, Franco Nero e Roberto Ciufoli. Il fiato forse è un po' corto e infatti rischia di finire sulle ginocchia ma apprezziamo il coraggio dell'osare e la ventata di aria fresca che ne deriva. Il compito del resto era tutt'altro che agevole essendo il bersaglio molto alto: rendere Stram più comico di Step.
(di Mirko Nottoli)