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RECENSIONE - TI PRESENTO UN AMICO |
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Locandina "Ti presento un amico" |
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recensione - ti presento un amico
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Ti presento un amico segna il ritorno di Carlo Vanzina alla commedia sofisticata, genere che già aveva sperimentato una decina d'anni fa con South Kensington. Purtroppo, e ci duole dirlo, il film non è del tutto riuscito. Ma dicevamo la stessa cosa quando uscì, appunto, South Kensington, salvo poi rivedere le nostre posizioni nel corso delle successive visioni. La colpa, più che alla storia, secondo il nostro avviso, è da attribuire in particolar modo ad alcuni attori, risultati poco adatti. Ma procediamo con ordine. Marco (Raoul Bova) viene trasferito a Milano da Londra, col gravoso compito di "tagliatore di teste": deve licenziare i rami secchi dell'azienda di cosmetici per cui lavora. Appena sbarcato nel capoluogo lombardo, Marco incontra quattro splendide donne (Martina Stella, Kelly Reilly, Barbora |
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Bobulova e Sarah Felderbaum), tre delle quali investono emotivamente su di lui, cercando di superare o rimuovere i problemi
sentimentali con i rispettivi partner. Difatti sono proprio le donne il motore di Ti presento un amico, il principio distruttivo, ciò che prima porta il caos, poi ricrea l'ordine. Il protagonista (così come lo spettatore) è travolto dalla loro vitalità ed eccentricità, senza riuscire ad opporre alcuna |
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resistenza. Viene lasciato, preso, baciato, sedotto, ma non è mai lui a decidere. Marco non agisce, ma reagisce. S'innamora, volta per volta, di ognuna delle protagoniste ma, appunto, non agisce, non decide e favorisce il ritorno delle tre insieme ai propri uomini. Il modello di riferimento sembra essere Susanna (di Howard Hawks) e le altre screwball comedy americane degli anni Trenta-Quaranta, nelle quali, appunto, il protagonista maschile è preda della dirompente dinamicità muliebre. Le donne con le loro insicurezze e nevrosi spingono Marco in situazioni quasi sempre al limite del paradossale: fughe sui tetti, scalate dei cornicioni, percosse. Come molte commedie sofisticate, Ti presento un amico è ancorato alla realtà, ambientato com'è ai giorni d'oggi, in piena crisi economica. Difatti, all'inizio Marco viene lasciato dalla sua fidanzata, che lo ha amato fin quando non è sopraggiunta la crisi. E proprio la crisi, lo promuove sì a Capo del Marketing, ma lo scuote profondamente nell'animo, dato che non ha il coraggio di assolvere il nuovo compito: licenziare il personale in esubero. È un uomo onesto, con una sua morale, insomma un buono. Alla fine, l'unica persona che saprà licenziare sarà se stesso. Fin qui, sembra tutto a posto: una commedia gradevole, ben costruita, con personaggi altrettanto ben caratterizzati (sebbene la Felderbaum sia quella un po' più in ombra). Purtroppo, non tutti gli attori si sono rivelati all'altezza. Stefano Dionisi si muove come un pesce fuor d'acqua, monocorde e monoespressivo; Martina Stella, in oltre dieci anni di professionismo, ancora non si è ripulita da quel fastidioso accento toscano, manco recitasse in uno spettacolo parrocchiale. In compenso Raoul Bova migliora film dopo film e, come è stato giustamente sottolineato, solo lui poteva interpretare questo ruolo: un incrocio tra i due Grant, Cary e Hugh. Bravissima la Bobulova che si ritaglia un ruolo brillante à la Monica Vitti. La Reilly si muove a proprio agio in questo tipo di commedie. Mentre la Felderbaum , come abbiamo accennato in precedenza, rimane un po' in ombra; il suo personaggio, come hanno confessato i Vanzina, è stato inserito solo nell'ultima stesura, pertanto ha meno "storia" rispetto alle altre. In ultima battuta segnaliamo: in un'epoca in cui la figura del caratterista è pressoché scomparsa, i Vanzina tirano fuori dal cilindro il simpatico Teco Celio, in un ruolo macchiettistico che ricordava il grande Max Turilli. In conclusione, Ti presento un amico si presenta come una commedia adatta ad un pubblico femminile, con qualche imperfezione, ma a cui non si nega la visione.
(recensione di Stefano Bucci )
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