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recensione ti amerò sempre
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Opera prima del romanziere francese Philippe Claudel, "Il y a longtemps que je t'aime" dimostra come la sensibilità e il talento nella scrittura siano le basi più forti per la realizzazione di un lungometraggio. Non si ha la sensazione che sia un'opera prima, tanta è la maturità nella messa in scena e l'efficacia del racconto. E' come se le qualità di narratore siano state di getto riversate nelle immagini. Il film tratta di una storia semplice, nonostante parli della complessità della vita. E' la storia di una donna, Juliette, che con coraggio e tenacia riesce a ricostruirsi una vita, nonostante sia lacerata nell'animo e immersa in un profondo isolamento esistenziale. La capacità di convivere con un segreto inesprimibile , l'aver toccato il fondo senza essere morta fisicamente, conferiscono alla protagonista una forza impensabile. |
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E' un film sull'energia delle donne, sulla loro innata tendenza all'adattamento, nonostante tutto. Ma la pellicola parla anche dei legami affettivi, in particolare si chiede se si possa recuperare una complicità perduta dopo tanti anni, quando a romperla sono stati fatti violenti e intollerabili. Juliette è distrutta ma forte, Lea, la sorella minore, gioiosa ma fragile. Entrambe hanno in comune il desiderio di vivere in pieno |
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i loro affetti e di non cancellare il loro legame. L'attenzione ad ogni dettaglio visivo, ai particolari come ai colori e all'atmosfera, fa si che la sincerità del messaggio di fondo arrivi allo spettatore senza forzature, senza quelle inverosimiglianze che spesso emergono quando ci si perde nel tecnicismo e nell'autocompiacimento registico. Claudel ha scelto un tono narrativo impressionista, concedendo grande rilievo ai volti, agli sguardi, alla realtà tangibile che scorre lenta, soprattutto quando si parla di vite invisibili. L'atmosfera del film è dapprima fredda, poi man mano più smussata e accogliente, assecondando l'evoluzione dello stato d'animo della protagonista. La scelta degli attori non avrebbe potuto essere più felice, prescindendo dall'indubbia capacità di Claudel di far emergere le reazioni emotive che si aspettava da loro. Una Scott Thomas straordinaria è affiancata da una Zylberstein completamente verosimile e da attori che non essendo volti noti al grande pubblico sono ideali per esprimere semplicità, se non, quando richiesto, emarginazione e chiusura. Un film da non perdere, che ci invita a non giuducare mai e a riconciliarci senza condizioni con chi ci circonda.
(di Lucio De Candia)
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