due fratelli
entrambi coinvolti
in relazioni
difficili
a causa di
complicazioni
dovute a legami
precedenti
del partner
o a problemi
legati alla
diversa nazionalità.
La regista
lascia ampio
spazio all’ironia
e allo scherzo,
cercando di
sdrammatizzare
i temi trattati
e rendendo
così
il film più
godibile.
I due attori
protagonisti
sono molto
bravi nel
realizzare
le intenzioni
della Jenkins,
e danno libero
sfogo alle
proprie capacità
attoriali,
anche se talvolta
i personaggi
sembrano stereotipati,
non convincendo
fino in fondo.
Non manca
in alcune
scene del
film la critica
nei confronti
di aspetti
della società
americana
come il razzismo
o lo sfruttamento
del dramma
dell’11
settembre
2001, attuato
da coloro
che cercano
di vivere
con le sovvenzioni
concesse dalla
stato successivamente
a questo evento.
Temi ricorrenti
sono poi il
teatro e il
cinema, che
compare qui
sotto forma
di immagini
di film d’epoca.
La fotografia
è ben
studiata ma
molto classica.
Da segnalare
l’insistenza,
soprattutto
nella prima
parte, di
inquadrature
che riprendano
i due fratelli
nello stesso
frame ad indicare
la solidarietà
vissuta in
quei momenti
e il forte
vincolo che
li lega. Un
altro elemento
ricorrente
è il
cielo ed il
colore azzurro
in genere,
utilizzato
quale simbolo
di speranza,
ma anche come
elemento fantastico,
di sogno ed
evasione dalla
realtà
vissuta (nel
finale ritornerà
l’azzurro
del mare e
del cielo
ma ora la
protagonista
ne è
parte a dirci
che quella
speranza è
diventata
realtà).
Un film che
invita a riflettere
sul valore
della vita,
sulla sofferenza
da accettare,
nonostante
tutto, per
amore. Solo
questo rende
la vita degna
di essere
vissuta.
(recensione
di Francesco
Carabelli
)