THE QUEEN
 

the queen recensione

 
Sua Maestà dal cuore di pietra e dalla lingua di serpente, così sarebbe potuto passare il sottotitolo del film inglese presentato in concorso. Accolto dal favore pieno ( o quasi) della critica, The Queen del britannico Stephen Frears è fino ad ora uno dei migliori film presentati al festival ma anche il migliore film assieme ad Elizabeth di Shekar Kapur su di un monarca. La pellicola si sofferma sulla settimana nera vissuta dalla arzilla regina, quella, per intenderci, della morte della sua odiata (ma non si sa fino a che punto) Diana Spencer. Dalla elezione di Blair al partito fino ai funerali del secolo ( dopo quelli del papa, of course), si assiste al microcosmo familiare di una famiglia reale, che perde la regalità, la sottomissione al protocollo per andare incontro alla modernità. Ed è questo che stupisce e affascina, il perfetto  
 
equilibrio tra una modernità della messa in scena, con la classicità dell’oggetto. Diciamoci la verità, i film di principesse e regine (Sissi insegna) sono buoni per le adepte alle repliche di soap opera e reality, o meglio alle loro nonne, ma questo film si situa in una posizione totalmente a parte, per la perfetta commistione di biopic e di satira di costume. Naturalmente non c’è da aspettarsi la spassosa versione televisiva di Oreste Lionello,  
ma, un ritratto al femminile immerso nel vetriolo di cui mai si saprà quanto c’è di vero e quanto no. Abbandonati i preconcetti dell’oggetto e tutto il classico cotè ( scandali, amori, amplessi con la servitù, vizi e sperperi) il regista focalizza l’obbiettivo sul momento reale della crisi, la perdita di prestigio, che non è più legata alla terra o al possesso dei beni, ma all’immagine. Elizabeth più che la regina d’Inghilterra pare essere una copia della Gloria Swanson di Viale del tramonto di Wyler, o la Bette Davis di Eva contro Eva, ovvero un' icona oramai sorpassata da un’altra più giovane. E sebbene sia la morte e non la vita di Diana a offuscare la vera regina, il risentimento e l’egoismo, tutto umano, sono evidenti e messi alla berlina. Blair assurge ad aiutante servitore dell’icona ( e forse realmente lo è) che tenta di salvare il salvabile, perché alla fine, e con ciò il messaggio del film, l’Inghilterra senza una regina non sarebbe più tale. E alla fine non si può non provare simpatia per questa donna ferma e impassibile, che si commuove per la morte di un cervo e non per quella di una sua ex parente, ma che, continua con caparbia insistenza a credere nel suo ruolo divino e di stato, perché tanto alla fine al funerale di Diana ci sono “celebrità, omosessuali e stilisti” non i capi di stato. Inframezzato da inserti dei veri telegiornali del 1997, il film corre via spedito senza perdere mai un colpo, aiutato da dialoghi spumeggianti e divertentissimi, da un giusto montaggio e da un bell’uso della fotografia. Frears con la nobiltà ci ha abituato bene e non è peccato considerare questo suo The Queen, la versione moderna e ironica de “Le Relazioni Pericolose”, lì si parlava di egoismo, sesso, smania di potere, qui di egoismo, smania di un potere perduto e soffocamento dell’eros quindi dell’affetto. Soffermarsi su gli attori sarebbe inutile (ma geniale è l’aver mostrato Diana solo nel traccie dei Tg), ma come non ci si può inchinare di fronte alla bravura di cui sono dotati gli inglesi: Helen Mirren, dopo La pazzia di Re Giorgio, veste il ruolo di regina con una bravura ai limiti del sopportabile e così vale per il resto degli attori, perfetti nella caricatura-scaricatura dei personaggi storici davvero esistenti (Carlo e Blair). Come dire “Niente Sesso, siamo inglesi”, ma anche “ Niente Cadute, siamo inglesi e al cinema quando vogliamo dare una lezione siamo i primi”. Come non dargli torto.

(di Gabriele Marcello )

- Scrivi la tua recensione del film "The Queen"!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005. Tutti i diritti sono riservati.