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Due attori protagonisti
tra i più affascinanti
in circolazione, un
mostro sacro che sta
vivendo una terza
o quarta giovinezza,
l’attrice più
in auge del momento
per contorno, uno
dei registi più
interessanti dell’ultima
generazione hollywoodiana:
si può sbagliare
con un cast del genere?
Purtroppo si può,
perché come
si sa, due più
due non fa sempre
quattro e la somma
delle parti quasi
mai coincide con l’intero.
Nella Londra vittoriana
di fine Ottocento,
due giovani aspiranti
maghi si sfidano a
colpi di bacchette
magiche non poi così
magiche: come i più
straordinari effetti
di illusionismo celano
infatti i trucchi
più prosaici,
così la sfida
tra i due prestigiatori
al centro di “The
Prestige” finisce
per assomigliare ai
dispetti che si fanno
due bambini capricciosi
che si litigano la
merenda. Nessuna magia,
nessuna poesia neppu- |
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re negli
intenti
più
malvagi.
L’ansia
di assoluto,
la cieca
ambizione,
la rivalità
che
diventa
vendetta
non
assumono
mai
quel
respiro
ampio
che
reclamano
e che
“The
Prestige”
promette,
rimanendo
inesorabilmente
legati
ad un
universo
chiuso
e personale,
mediocre
e meschino,
umano
troppo
umano.
Nemmeno
i lati
più
oscuri
dell’anima,
quelli
capaci
di spingersi
ben
oltre
i limiti
del
bene
e del
male,
sono
rischiarati
da un |
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qualche guizzo
di nobiltà.
Superare i
propri limiti
dunque non
è per
“The
Prestige”
una prerogativa
dell’uomo
che vuole
vedere al
di là
di se stesso
ma una semplice
gara a due
che si colora
talvolta di
tinte comiche,
a base di
colpi bassi,
dinamiche
speculari
semplicistiche
nelle loro
risoluzioni,
effetti speciali
dove a far
da padrone
vi sono troppi
sosia troppo
sosia, per
diventare
chi? che cosa?
per quale
scopo in fondo?
Nulla di quanto
Nolan ha fatto
di buono fin
qui è
messo in discussione,
in grado come
dimostra anche
qui di saper
governare
macchine complicatissime
per creare
atmosfere
e suspance,
ma il gioco
di specchi
portato alle
estreme conseguenze,
in un crescendo
di scambi
di ruolo esasperato
e ripetitivo,
finisce alla
lunga solo
col perdere
di mordente.
A ciò
si aggiunga
il fatto che
una delle
sorprese svelate
nel finale
la si intuisce
già
ore prima,
al punto che
quando ci
viene rivelata
ci si chiede
se voglia
davvero essere
una sorpresa
o non sia
piuttosto
una lunga
spiegazione
pleonastica.
In entrambi
i casi c’è
evidentemente
qualcosa che
non funziona.
A completare
un cast eccezionale
anche Piper
Perabo e il
duca bianco
David Bowie
nel ruolo
dello scienziato
Nikolas Tesla,
personaggio
realmente
esistito,
concorrente
di Thomas
Edison nella
rincorsa per
la conquista
dei segreti
dell’elettricità.
Michael Caine
da Oscar.
Scarlett Johansson
sprecata.
Tra Hugh Jackman
e Christian
Bale ci duole
dirlo ma il
secondo ha
un altro passo.
In attesa
di “The
Illusionist”
con Edward
Norton.
(recensione
di Mirko
Nottoli)
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