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THE HOUSEMAID - RECENSIONE |
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Locandina "The Housemaid" |
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the housemaid - recensione
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Remake dell’omonimo film del 1960, del coreano Ki-young Kim, che è considerato uno dei tre migliori film coreani di tutti i tempi, “The Housemaid”, è presentato in concorso alle 63ma edizione del Festival di Cannes, questa volta firmato dal regista coreano Sang-soo Im, che ne ha curato la sceneggiatura con lo stesso Ki-young Kim. Il film racconta la storia funesta di una giovane cameriera Eun-yi (Do-yeon Jeon), divorziata, assunta da una ricca famiglia, dove, oltre alla giovane signora–padrona Hae-ra (Seo-woo), suo marito Hoon (Joung-Jae Lee), padrone di casa e la loro tenera figlioletta Nami (Seo-Hyeon Ahn), Eun-yi deve fare i conti con la non piacevole figura di Byung-sik (Yeo-Jong Yun), la governante. La sottomissione, l’obbedienza ed il rispetto per i suoi datori di lavoro portano la giovane |
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cameriera a subire le costrizioni sessuali del suo padrone e di questi resta ben presto incinta. Curato in maniera maniacale nella rappresentazione degli spazi, una fotografia elegantemente patinata, “The Housemaid”, rispetta i canoni più del melodramma che di un vero e proprio thriller. L'asse principale intorno al quale ruota la storia è costituito dalle dinamiche fortemente conflittuali delle quattro donne del |
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clan familiare, tra le quali la personalità maligna della madre (Ji-young Park) della giovane padrona di casa Hae-ra, informata sulle condizioni inaccettabili della cameriera dall'ossequiosa governante Byung-sik, guiderà e condizionerà il tragico epilogo finale. Oltre all'accurata realizzazione scenografica, il film si avvale della mimica dei volti, dell'uso sapiente dei primi piani, riuscendo a comunicare successioni di passioni e di stati d'animo. La cattiveria, l'ira, l'odio, lo stupore, sono tutti sentimenti che Sang-soo Im scandisce sui visi dei personaggi, codici corporali coadiuvati da un ben organizzato sistema di oggetti, situati negli spazi, da sfondo come un quadro, segni e codici di una modernità: computer, vestiti di moda, arredi sfarzosi. Ed in questo contesto lussuoso e sinistro, si articola una delittuosa ed infame lotta di classe, che si traduce come sempre succede, nel diniego assoluto dei diritti sociali e civili verso i soggetti sottomessi, più deboli, trattati come animali. “The Housemaid” purtroppo convince solo nella prima parte. Man mano che la storia si sviluppa, la regia cambia registro, cade nel banale e nel discutibile, quasi nell'affrettato, compromettendo non poco quell'attesa di un finale degno di un buon thriller. Molto apprezzabile dal punto di vista artistico l'interpretazione di Do-yeon Jeon nella parte della cameriera, ruolo che la brava attrice coreana recita con spontanea intensità.
(recensione di Rosalinda Gaudiano )
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