e ha mantenuto
fino al 1957
il primato
di ponte più
lungo del
mondo, perso
i quell’anno
a favore del
Michigan's
Mackinac Bridge.
Ha mantenuto
invece il
triste primato
di luogo più
ambito al
mondo dai
suicidi che
dalla sua
inaugurazione
si contano
a migliaia.
Il regista
rivendica
motivazioni
nobili che
lo hanno spinto
a realizzare
questo inquietante
documentario,
motivazioni
che nascono
dall’annosa
contrapposizione
tra chi vorrebbe
che lungo
i bordi del
ponte e per
tutta la sua
lunghezza
fossero montate
delle barriere
per impedire
o limitare
la possibilità
di arrampicarsi
e quindi gettarsi
nel vuoto
e coloro che
invece sostengono
l’inutilità
di tale operazione,
dal momento
che chi ha
deciso di
suicidarsi
non avrebbe
che da cambiare
il luogo dove
mettere in
atto il proprio,
estremo gesto,
aggiungendo
a ciò
i motivi estetici.
Steel, ovviamente,
è schierato
dalla parte
di chi vorrebbe
le barriere
e per questo
ha pensato
di realizzare
il film. Lo
abbiamo detto,
fatta salva
la buona fede,
tutta l’operazione
lascia dei
dubbi, perché
quando si
vede un uomo
che passeggia
avanti e indietro,
sale sul parapetto,
riscende,
poi risale,
indugia e
alla fine
si lascia
cadere da
un’altezza
di 67 metri
e dopo quattro
secondi impatta
con la superfice
del mare alla
velocità
di 120 chilometri
orari, sollevando
uno spruzzo
così
piccolo da
sembrare inadeguato
alla tragedia,
ebbene, si
è portati
a pensare
che un intervento
tempestivo
avrebbe forse
potuto salvarlo.
Inoltre viene
naturale chiedersi
se è
proprio necessario
spiare gli
ultimi momenti
di chi ha
deciso per
sé
che la vita
non vale più
la pena di
essere vissuta.
Sono struggenti
le testimonianze
di parenti
e amici delle
vittime che
nel film si
alternano
nel raccontare
chi era il
loro congiunto
e le loro
considerazioni
sul gesto,
i sensi di
colpa che
un suicida
lascia in
eredità
a chi non
ha saputo
o potuto fare
niente per
alleviargli
le sofferenze
che lo hanno
portato a
scegliere
la morte.
Ne risultano
ritratti di
persone sempre
in lotta con
insufficienze
esistenziali
tali da farli
sentire inadeguati
alla vita.
(recensione
di Claudio
Montatori
)