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Produce furbescamente
Carpenter, padre della
pellicola originale
che avvolgeva spettatore
e trama in una vendicativa
nebbia verdolina (rivista
oggi non ha perso
un grammo di fascino
e coesione nonostante
certe lentezze) mentre
riproduce sciagurato
l’inquietante
“The Fog”,
il regista WainWright
(“Stigmate”)
riadattando l’ordito
mai dimenticato in
salsa moderna e, manco
a dirlo, abbruttendolo.
Occhi nuovi per primitive
nebbie: i padri fondatori
della baia dove il
vascello carico di
vendetta e fantasmi
si ripresenta a riprendersi
il maltolto, hanno
commesso un orribile
delitto/inganno e
a pagarne le spese
saranno i discendenti
dei traditori. Un
diario segreto dipana
il mistero ma nessuno
sarà al riparo.
Nell’era dei
telefonini, le facce
degli attori sono
affidate ai bellocci
televisivi del mo- |
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mento,
la parte
di Tom
Atkins
è
di Tom
Welling,
il giovane
Superman
di “Smallville”,
l’autostoppista
Jamie
Lee
Curtis
oggi
è
Maggie
Grace
la biondina
capricciosa
di “Lost”
e la
speaker
radiofonica
è
Selma
Blair
l’incendiaria
di “Hellboy”,
in luogo
di Adrienne
Barbeau.
Giovani
virgulti
pronti
a finir
presto
docciati
mostrando
il meglio
di se
stessi.
I dialoghi
sono
semplici
e inutili
riempitivi
tra
una
scena
madre
e l’altra
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sono
le uniche
cose che funzionano,
forse perché
copiate pari
pari? –
mentre quel
che resta,
rimane impigliato
in fumose
e noiose atmosfere
impacchettate.
Il corrispettivo
in celluloide
del cibo sugerlato:
pronto al
consumo. La
nebbia che
fu ha assunto
una sfumatura
azzurrina,
le musiche
trasmesse
alla radio
sono il peggio
del pop-finto-rock
odierno e
la novità?
E’ la
presenza di
un antico
amore che
si reincarna
- sarebbe
più
corretto dire
si “fantasmizza”
- e dunque,
servito anche
il romanticismo
quando la
Bella e il
Morto si ritrovano.
Nebuloso remake
col pathos
di una puntata
di linea verde.
Dimenticabile.
(di Daniela
Losini )
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