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recensione terminator salvation
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Terminator è un cult della fantascienza. Cyborg, viaggi nel tempo, esplosioni nucleari e futuro apocalittico sono gli ingredienti che ne hanno fatto una serie affascinante ed amata da un vastissimo pubblico di appassionati. Punto centrale della storia inventata da James Cameron è il cyborg T-800 con le sembianze dell'indistruttibile Arnold Shwarzenegger. Ma si sa, ormai l'attore austriaco è impegnato da qualche anno in politica e per il momento di recitare non ne vuole più sapere.
Come realizzare quindi un quarto capitolo della saga senza il suo celebre protagonista?
Tra il primo e secondo capitolo diretti da Cameron ci sono stati una terza pellicola, non proprio brillante, diretta da Jonathan Mostow e una serie tv dal titolo "Terminator: the Sarah Connor cronicles" che si svolge in un futuro alternativo rispetto agli eventi del terzo |
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capitolo.
Gli sceneggiatori di questo quarto episodio hanno quindi ignorato la serie tv e si sono riallacciati alla storia originale, partendo dal punto di vista dell'ormai adulto John Connor, con il volto di
Christian Bale, impegnato a lottare contro le macchine che stanno uccidendo ad uno ad uno gli esseri umani sotto la guida del diabolico Skynet, il computer resosi indipendente e che progetta la distruzione |
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completa dell'umanità. Connor ha dalla sua un manipolo di combattenti che si fanno chiamare "la resistenza" e delle registrazioni audio lasciategli dalla madre con cui è in grado di prevedere gli eventi. Sul suo cammino però spunta un'imprevista incognita: Marcus (Sam Worthington), che non ricorda nulla del suo passato, un uomo dalle straordinarie abilità che non riesce a trovare il suo scopo all'interno della lotta tra uomini e macchine.
Imponente, adrenalinico, pieno di effetti speciali dal grande impatto visivo, questo quarto capitolo dà nuova linfa vitale a una serie che sembrava ormai morta.
Al posto del mitico T-800, abbiamo un personaggio molto più complesso, che si interroga sulla natura umana, cercando di capire la differenza tra le macchine e l'uomo e che alla fine si rivela la vera chiave di volta della pellicola. Il film è una serie continua di scene d'azione, girate a volte come un documentario, con macchina a mano e inquadrature volutamente imprecise, con uno stile dal grande impatto emotivo che risente di pellicole come "Cloverfield" e "Trasformers". In più ci sono ovunque citazioni di grandi film del passato come Star Wars, Duel, Shining e Blade Runner che faranno felici i cinefili più esigenti.
La nuova colonna sonora di Danny Elfman fa il resto alzando ancora di più il ritmo dell'azione, anche se è impossibile non emozionarsi quando il mitico T-800 fa la sua breve comparsa per un cameo al suono della musica originale.
Insomma è vero non c'è più Shwarzenegger, non c'è più quel senso di mistero per un futuro sconosciuto e ambiguo, ma c'è finalmente quel presente apocalittico sempre annunciato nei precedenti capitoli e mai mostrato: un futuro terribile, in cui la terra è devastata e bruciata e gli uomini sono costretti a vivere di nascosto come topi, in cui gli unici messaggi di speranza sono dati da una radio clandestina e l'umanità per salvarsi deve capire quali sono i suoi punti di forza ed usarli contro le macchine.
Grandi temi nascosti in una quantità enorme di spettacolarità, divertimento e azione.
I nuovi autori e il regista McG sono riusciti nell'impresa quasi impossibile di creare un blockbuster con un'anima.
Se manterranno questo stile ben vengano allora gli altri due capitoli già in cantiere.
(di Valentina Ariete)
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