|
|
|
|
Locandina "Tatanka" |
|
|
|
Chissà se Clemente Russo è più bravo come attore o come boxer? Come boxer è bravo, non possiede la classe sopraffina di Cammarelle ma ha grinta, potenza, sfrontatezza che gli hanno fatto vincere l'argento alle ultime Olimpiadi oltre ad una serie di titoli per un palmares invidiabile. Ha anche spavalderia ed esuberanza, che se nella boxe non sono sempre pregi, lo sono senza dubbio nel mondo dello spettacolo. Se ne sono accorti subito infatti quella della Talpa, che Russo ha il phisique du role e un viso che buca lo schermo. Così che quando si è deciso di realizzare un film dal racconto di Roberto Saviano, “Tatanka”, pubblicato ne “La Bellezza e l’Inferno”, ispirato liberamente (molto liberamente) alla sua vicenda, sportiva e umana, pensare a lui nel ruolo di protagonista deve essere stato quasi un riflesso condizionato. Chi meglio di |
|
|
|
Tatanka per interpretare Tatanka. La scelta però si rivela azzeccata solo per metà. Se Russo ha in effetti una bella faccia da attore, perfetto scugnizzo napoletano, svelto di mano e di cervello, scontroso, incazzato, tutto d'un pezzo, l'inesperienza, probabilmente, lo rende troppo monocorde, non consentendogli l’espressività sufficiente per trasmettere tutti i pensieri e le emozioni che lo attraversano. Diretto da |
|
|
|
Giuseppe Gagliardi, già regista de “La vera leggenda di Tony Villar”, Tatanka nei suoi tratti essenziali si configura come la classica bella storia di sport dove lo sport riesce a diventare meglio di qualsiasi altra invenzione metafora della vita, di colui che con le proprie forze, con il proprio spirito di abnegazione e di sacrificio, ce la fa nonostante gli infausti presagi e il farcela o meno dipende solo in minima parte dalla vittoria o dalla sconfitta. E se lo sport sa farsi metafora di vita meglio di qualsiasi invenzione, la boxe ci riesce meglio di qualsiasi sport. Pur non essendo un film sulla boxe ma un film di descrizione d'ambienti, di denuncia sociale, uno squarcio di realtà degradata e abbandonata in cui forte risuonano gli echi di Gomorra. Si potrebbe anzi dire che Tatanka sia un Gomorra visto dal ring, dove il pugilato si fa viatico per la salvezza, disciplina nobile, rigorosa nel rispetto delle regole, nel rispetto dell'avversario, fatta di sudore e fatica, di pochi soldi e di tante botte. Uno sport, una palestra, che nella provincia campana, come nel Bronx o in Sud America, può significare affrancamento dalla criminalità, rifugio dalla vita di strada, riscatto personale da un destino di stenti. Peccato che di Gomorra Tatanka non possieda né la compattezza di scrittura né la forza visionaria. La sensazione a fine visione è quella di un film che non cominci mai o meglio che comincia 3 o 4 volte ripartendo sempre da zero, senza mai decollare, senza mai cogliere il colpo d'ala giusto, restando sempre fermo ai blocchi. Per interpretarlo Russo è stato sospeso per sei mesi dalle Fiamme Oro e ancora non si sono capiti i motivi. Nell'attesa di rivederlo non si sa quando sul grande schermo lo aspettiamo prima alle Olimpiadi di Londra. Confidando che la fama non gli abbia dato alla testa. Confidando che Clemente Russo sia meglio di Aldo Montano.
(recensione di Mirko Nottoli )
|
-
Scrivi la tua
recensione del
film "Tatanka"!
- Consulta tutte le recensioni |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2011.
Recensioni e articoli, tutti i diritti sono riservati.
|
|
|