cinematografico
e lo usa per
divertire
e raccontare
la storia
impossibile
di un pinguino
che dall’Antartide
va a surfare
ai tropici.
E se le intenzioni
erano certamente
buone, il
risultato
finale rimane
però
poco convincente.
Si tratta
della solita
storia del
credere in
se stessi,
di come l’arrendersi
alle prime
difficoltà
non fa altro
che fermare
la crescita
interiore
delle persone
e dove l’amicizia
e la collaborazione
siano fondamentali
per la riuscita,
non solo nello
sport, ma
anche nella
vita. Una
favola certo,
ma il tutto
sembra già
visto e già
sentito. Un
risultato
non raggiunto
anche a causa
di un doppiaggio
davvero fastidioso.
Gli attori
sono bravi,
ma ancora
una volta
la direzione
ha optato
per l’utilizzo
delle inflessioni
dialettali
italiane.
Una scelta
che non solo
va a snaturare
le intenzioni
originali
degli autori,
ma rende il
ritmo del
film fiacco
e affaticato,
Ecco che l’asso
del surf smargiasso
e bulletto
parla in romanesco
e il pollo
sembra appena
uscito da
una fumeria
d’oppio
brianzola,
sempre che
ne esista
una. Ed è
un peccato
perché
visto in lingua
originale
Surf’s
Up diverte
e convince
assai di più.
(recensione
di Sara
Sagrati
)