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SUCKER PUNCH - RECENSIONE |
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Locandina "Sucker Punch" |
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sucker punch - recensione
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Un sospiro di sollievo. Temevamo di averlo perso, dopo l’esperimento non propriamente felice di Ga’ Hoole e la tiepida accoglienza di questo Sucker Punch i cui trailer non gli rendono sufficiente giustizia. Invece Zack Snyder è ancora tra noi ed è in gran forma. Per rendersene conto basta l’incipit, ormai un suo marchio di fabbrica, insistito, struggente, spettacolare. Sucker Punch non è un film d’azione. E’ un’ opera rock potente, come la colonna sonora che incessantemente l’accompagna, amara, infinitamente tragica. Da un lato c’è la forza d’evasione della mente, la fantasia al potere che tutto può, una favola di super eroine in gonnella che sfidano draghi e samurai giganti, dall’altro c’è la realtà nuda e cruda ed è l’ inferno peggiore che si possa immaginare. Non guardo mail il cielo troppo a lungo perché quando i miei |
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occhi tornano a terra il mondo mi sembra orribile, scriveva Truffaut. Ebbene, quando i nostri occhi tornano a terra è il sucker punch del titolo quello che ci colpisce allo stomaco. Progetto interamente firmato dal regista, nel cassetto già prima di Watchmen, preso e abbandonato più volte, lo stesso regista lo ha definito “la cosa più folle che abbia mai scritto”. Una follia di certo barocca e ridondante tuttavia |
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lucida e geometrica, studiata in ogni minimo dettaglio, dove l'epica non suona mai retorica ma sembra connaturata alla poetica del cineasta, uno dei pochi capace di piegare l'immagine al senso, di deformarla in chiave espressionista per far detonare il messaggio, di condensare interi anni in un piano sequenza dicendo tutto senza usare una sola parola, impareggiabile quando c'è da accompagnare alla tecnica il contenuto e quando c'è da tratteggiare con poche pennellate i presupposti da cui far scaturire il mito. Si diverte a girare più film in uno ambientandoli in epoche ed immaginari diversi, alludendo, citando, mescolando registri che vanno dal cinema ai manga, dai cartoni animati alla fantascienza, dal medioevo fantastico ad una Germania nazista altrettanto fantastica, dalla musica classica ai Queen o ai Jefferson Airplaine però ricantati, in uno stile che è puro pop postmoderno. Non ricorre mai ad attori di conclamata fama ma non ne sbaglia uno: Emily Browning, sexy bambolina in tenuta marinara, sembra una Paris Hilton dotata di palle e cervello; Abbie Cornish, un monumento alla femminilità, ha già fatto dimenticare Nicole Kidman, ormai data per dispersa nelle secche del botox: è più sensuale, più in carne e non ha nemmeno sposato Tom Cruise. Completano la banda tutta al femminile Jena Malone, Vanessa Hudgens e Jamie Chung. Torna Carla Gugino nelle vesti di musa del regista. Trasuda carisma pure Scott Glenn. Solo una sceneggiatura che diventa ad un certo punto eccessivamente schematica, sfiorando la monotonia, e un finale inspiegabilmente sbrigativo in un frangente cruciale per il racconto (la scoperta del quinto oggetto misterioso) impediscono al film di entrare nel novero dei capolavori. Ciononostante Zack Snyder c'è.
(recensione di Mirko Nottoli )
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