animali, finiscono nella rete degli accalappiacani di Mosca e vengono scelte per un programma di addestramento aerospaziale. Come era facile immaginare, in materia di confronti ravvicinati con i successi americani, i russi difettano di umorismo. E di umiltà. Lungi dall'eguagliare la scaltrezza, l'ironia e l'originalità degli omologhi hollywoodiani, questo dolce cartoon made in URSS (la sigla, benchè deceduta, è più

indicativa dello spirito che sottende al film degli impronunciabili Svyatoslav Ushakov e Inna Evlannikova) si ferma al livello zero della comunicazione cinematografica: grafica bambinesca e morale propagandistica. Sulle tensioni russo-americane e sugli spauracchi postbellici aveva detto di più e con più acume lo strappalacrime "Fievel sbarca in America" di Steven Spielberg, nel 1986. "Space dogs", che vanta comunque record di incassi in tutto l'Est Europa e resta, a conti fatti, una piacevole avventura per i piccoli e immemori figli del 2000, non va oltre una dogmatica forma di patriottismo.