SOURCE CODE - RECENSIONE
 
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Locandina "Source code"

source code - recensione

 
Seconda prova del talentuoso Duncan Jones autore di Moon piccola, grande gemma incastonata nel panorama sci-fi cinematografico. Questa volta il regista ha a disposizione mezzi e star mainstream pur nel senso più positivo del termine, Jack Gyllenhaal, Michelle Monaghan e Vera Farmiga. Jones riesce a non farsi fagocitare dal sistema mantenendo la propria cifra alienata ed estranea alle logiche più strettamente commerciali. Un capitano (Gyllenhaal) che ha servito con onore durante la guerra in Afghanistan si risveglia completamente frastornato nei panni di un altro uomo mentre parla con un ragazza (Monaghan). Poi uno scoppio squarcia la normalità della conversazione e si risveglia di nuovo. Questa volta riprende conoscenza e si riconosce. Lo accoglie la voce femminile (Farmiga) di un ufficiale che gli comunica di essere  
 
parte di un programma speciale “Source Code”. Tramite il collegamento delle sinapsi e un software di intelligenza artificiale è possibile entrare negli ultimi otto minuti di vita di una persona. Il contatto effettuato tra il Capitano e il soggetto sul treno è di vitale importanza: potrà localizzare una bomba atomica e sventare un attentato di proporzioni gigantesche. Durante tutti i viaggi a ritroso – una sorta di “Ricomincio   recensione source code

da capo” imbevuto di spy story, paranoia e atmosfere noir – il Capitano comincia ad avere strani flashback e alcuni ricordi gli tornano alla mente e ogni ritorno alla realtà è accompagnato da sprazzi di coscienza che sembrano non appartenergli e che lo confondono. La narrazione è permeata da un senso di angoscia continua. I piani della realtà sono miscelati non per creare il solito colpo di scena ma per dare la sensazione di smarrimento che prova il protagonista gettato in un mondo che a malapena capisce e nel quale deve districarsi. Nonostante il potenziale di azioni col botto fini a se stesse, Jones mantiene sempre il focus sui protagonisti costretti a rinunciare a pezzi di se stessi per un bene superiore e forse, manipolato. Il finale è l'unica nota un po' forzata ma senza svelare troppo considerato che si tratta di mondi alternativi ognuno deve elaborarli come crede: inquieti o felici.


(recensione di Daniela Losini )


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