SOPRAVVIVERE CON I LUPI
 

recensione sopravvivere con i lupi

 
La regista Vèra Belmont desiderava da tempo girare un film sull’Olocausto e ha trovato nell’omonimo romanzo autobiografico di Misha Defonseca il giusto soggetto. Peccato però che la stessa Defonseca abbia rivelato poco prima dell’uscita del film di aver inventato gran parte della storia e di non esserne stata lei stessa la protagonista, lasciando basiti sia i milioni di lettori che si sono appassionati alla sua storia (il libro è tradotto in 18 lingue) sia la stessa regista, che ha comunque continuato a promuovere l’onestà di fondo del suo film. Favola nera e orrorifica, "Sopravvivere con i lupi" racconta la storia della piccola Misha e del suo viaggio verso l’Est alla ricerca dei suoi genitori ebrei deportati dalla Gestapo. Aiutata solo da una minuscola bussola, Misha si incammina a piedi nella neve, attraversando Belgio, Germania e  
 
Polonia per giungere fino in Ucraina e ritorno. In un’Europa sconvolta dalla follia del nazismo, Misha trova più umanità nel branco di lupi che l’accoglie come una di loro che non negli esseri umani che la circondano; con loro la bambina ritroverà quel nucleo familiare da cui era stata brutalmente separata ma la malvagità umana la priverà anche di questo affetto. La Belmont sceglie di lasciare sullo sfondo la realtà della  
guerra e degli orrori del nazismo, concentrandosi sul mondo della bambina, sulla sua lotta per la sopravvivenza, sul suo sviluppo di piccolo animale braccato e bisognoso d’amore, senza riuscire ad evitare però stereotipi e colpi di scena eccessivamente prevedibili. "Sopravvivere coi lupi" trova nella piccola Mathilde Goffart l’interprete ideale per il personaggio di Misha, vivace ed estremamente espressiva. L’intensa colonna sonora del film che accompagna il viaggio solitario della bambina è affidata a Émilie Simon, già autrice di quelle de "La marcia dei pinguini".


(recensione di Chiara Cecchini )


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