SKYLINE - RECENSIONE
 
locandina Skyline
Locandina "Skyline"

Skyline - recensione

 
Gli Strause brothers vengono dagli effetti speciali e si vede. La loro filmografia contava finora solo Alien vs. Predator 2 e anche questo si vede. Insomma, togli a Skyline, loro opera seconda, gli effetti speciali e non rimane molto di più. Pare il tentativo di contaminare Indipendence Day con Cloverfield, gettando un occhio, ma proprio uno, a District 9. Le sequenze, i carrelli, i controluce, le inquadratura dal basso verso l’alto sono quelle di Michael Bay da cui i fratelli Strause prendono in prestito l’intera scena dell’attacco aereo contro la nave nemica e l’alieno preso a pugni dall’eroe di turno (là era Will Smith qua il meno smargiasso Eric Balfour che con quella faccia potrebbe essere il fratello scemo di Adrien Brody). Il punto di vista ristretto, pur senza ricorrere all’escamotage della soggettiva ininterrotta, la narrazione minimale (per  
 
non dire inesistente) e la morale ribaltata invece sono quelli di Cloverfield. Non è più tempo infatti di edonismo americano e l'arrivano i nostri è ormai destinato a fare un buco nell'acqua. La differenza forse tra gli anni '90 e gli anni 2000 sta tutta qui: che se prima il missile sganciato dal caccia bombardiere pilotato dal presidente in persona colpiva il bersaglio mandandolo in frantumi, oggi lo stesso missile allo stesso   recensione Skyline
bersaglio non fa più né caldo né freddo. Lasciamo a sociologi e antropologi la spiegazione di cause e concause, noi ci limitiamo a registrare i fatti. Solo nel finale Skyline fa intravedere qualche sforzo di scrittura, mentre per tutta la durata del film siamo costretti a seguire l'evolversi dello sbarco alieno - mostri che piombano sulla terra preceduti da una potente luce blu (?), metà composti organici, metà ferraglia robotica simil-transformers - dal superattico di un grattacielo di Los Angeles, al seguito di una giovane coppia lì giunta da New York (per festeggiare l'amico nero divenuto famoso che non fa in tempo a presentarsi, con la Ferrari, la panza e lo stereo a palla, che già non vediamo l'ora che schiatti) senza capire perchè diavolo, in mezzo all'apocalisse generale, dovremmo prenderci a cuore proprio la sorte di questi due. Lui è il già citato Eric Balfour lo stesso al quale in Non aprite quella porta, Leatherface staccava la faccia per farsene una maschera. Qualcuno gli avrà mai suggerito di lasciare perdere?

(recensione di Mirko Nottoli )


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