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recensione sherlock holmes
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Dimenticate Sherlock Holmes. Dimenticate la mantellina, la pipa ricurva e il cosiddetto deerstalker - il tipico berretto a tinta scozzese - anche perché in realtà pare non li abbia mai adoperati. Sono solo interpretazione postume inventate dal cinema e dalla televisione, i responsabili primi dell'iconografia erronea entrata poi nell'immaginario collettivo. Nemmeno il tormentone "elementare Watson!" Sherlock Holmes l'ha mai detto, in nessuno dei quattro romanzi e 56 racconti che lo vedono protagonista. E infatti non lo dice. Tira invece di boxe, tira di scherma, fuma belladonna e altri oppiacei. Ha una mente brillante, segue il metodo deduttivo, possiede una conoscenza enciclopedica e la tendenza a cadere in un' indolenza depressiva ogni qual volta è costretto a far riposare il cervello. Genialità e follia, asserviti ad |
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uno spirito dall'aplomb meno british e più scavezzacollo che, oltre alla logica e alla speculazione scientifica, non disegna di menare le mani, quand'occorre. Potrebbe sembrare blasfemia ma il Sherlock Holmes firmato Guy Ritchie è più fedele al vero di quanto si creda. Ha la faccia guascona di un impagabile Robert Downey Jr., e al suo fianco sempre il fido dottor Watson, interpretato da un Jude Law - lui sì - |
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decisamente più aitante del mite narratore tramandatoci dalla letteratura. Rachel McAdams e Mark Strong (che altri non è che Stanley Tucci coi capelli) completano un cast in splendida forma all'interno di un'ambientazione londinese di fine ottocento, fumosa, brulicante, suggestiva. Tra il Tower bridge in costruzione, le prime conquiste della scienza scambiate per stregoneria, l'accenno fiducioso ad una tecnologia ancora in procinto di mostrare le sue meraviglie, c'è tutta la modernità che sta bussando alle porte di un secolo che avrebbe mantenuto e disatteso drammaticamente ogni promessa. Il finale più che aperto sembra voler annunciare l'inizio di un franchisee che almeno sulla carta si presenta alquanto allettante, con il fantasma del nemico giurato, il temibile professor Moriarty, all'orizzonte. Sir Arthur Conan Doyle - ne siamo certi - approverebbe questa nuova, rivoluzionaria, chiave interpretativa della sua creatura più famosa e, invece di rigirarsi nella tomba, starà da lassù anch'egli salutando favorevolmente la definitiva rinascita di Guy Ritchie, autentica prova vivente dei danni che può provocare la frequentazione insistita di Madonna. Imprigionato in una specie di maleficio, il giorno dopo il divorzio è tornato ad essere un regista. La smettesse la signora Ciccone di cantare e dimenarsi come un'ossessa potrebbe giovarne anche l'umanità tutta.
(di Mirko Nottoli )
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