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recensione sharm el sheikh
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Una commedia leggera che si manda giù come l'acqua: questo è il risultato di Sharm El Sheikh. Un film gradevole, divertente, con un Brignano mattatore ben coadiuvato dal sempre valido Casagrande.
Il dottor Saraceni (Panariello) rileva la ditta di assicurazioni per cui lavorano Fabio Romano (Brignano) e De Pascalis (Casagrande), ma ha deciso che uno dei due è di troppo. Questi ultimi andranno fino a Sharm el Sheikh per accattivarsi la simpatia del nuovo datore di lavoro e per mantenere il proprio posto. Il film, stando alle parole del regista Ugo Fabrizio Giordani, nasce dalla crisi economica e dagli improvvisi licenziamenti che hanno colpito in questi ultimi anni molti nostri concittadini. Il nobile intento, in realtà, rimane sullo sfondo, perché la storia dei due contendenti che litigano per uno stesso |
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fine sembra il solito pretesto per scatenare una valanga di risate. Il tutto è inserito in uno dei luoghi vacanzieri più cool degli ultimi anni, la località che appunto dà il nome al film.
Il regista in conferenza stampa si è premurato di dire che si è rifatto a Scola, al Risi di Una vita difficile , che omaggia con lo schiaffo di Brignano al padrone Panariello. Non capiamo il motivo di dichiarare tali punti di riferimento, quando il film |
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è un ottimo prodotto di cinema di consumo senza, appunto, grandi pretese autoriali. Sharm el Sheikh potrebbe tranquillamente essere annoverato nel filone vacanziero-balneare alla stregua di film come Rimini Rimini di Sergio Corbucci o Un'estate ai Caraibi di Carlo Vanzina. E dicendo ciò, non vogliamo assolutamente sminuire l'opera di Giordani, realizzata con cura, garbo e amore. Sharm El Sheikh , casomai, l'unico punto di contatto con la commedia all'italiana lo ha nel dipingere un certo tipo di italiani all'estero: emblematica è la scena in cui Panariello ordina a Casagrande di tuffarsi nelle acque proibite a pescare coralli. È da sottolineare l'assenza di volgarità nonché di scene di nudo gratuito. Anzi, va esaltata la bravura del regista di lasciare agli attori la possibilità di esprimere la propria comicità, incanalandola entro i binari della storia. L'unica nota stonata, tra i protagonisti adulti, è Panariello: questi si è ritagliato un personaggio macchiettistico à la Cecchi Gori , del quale, peraltro, ne imita la parlata. Il parco muliebre sfoggia la sempre eccellente Fioretta Mari e la brava Cecilia Dazzi; appare caricaturale la Russo , nel ruolo della moglie di Casagrande. La Torrisi invece è soltanto decorativa. Come abbiamo in precedenza lasciato intendere, nel cast c'è spazio per un gruppo di giovanissimi, capitanati dalla splendida Quattrociocche, ormai prezzemolina di molte commedie italiane leggere ( Natale a Beverly Hills , Una canzone per te ), al solo fine di catturare anche un pubblico di teen-ager. Gli altri ragazzi sono volti sconosciuti al pubblico e le loro storie sono quelle di sempre. La sorella minore della Quattrociocche (Ludovica Bizzaglia) non ha mai baciato un ragazzo, si innamora contraccambiata di un coetaneo (Daniele La Leggia), col quale perderà la verginità, in una favolosa quanto romantica sequenza marina. La Quattrociocche invece è una ragazza diciottenne in lotta con l'intero universo maschile. In conclusione: Sharm El Sheikh merita di essere visto, non per la profondità dei temi o per chissà quali dialoghi brillanti, ma perché è una dignitosa commedia italiana che consente allo spettatore di rilassarsi e divertirsi per un'ora e mezza. E chissà che, dopo la visione, non decida di andare la prossima estate a Sharm.
(di Stefano Bucci )
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