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Un film di qualità
in pieno luglio. Non
è un miraggio,
è tutto vero.
Tra gli horroracci
di infimo ordine e
i demenziali puerili
e pecorecci, se si
guarda bene è
possibile intravedere
una flebile luce d’intelligenza:
questa luce si chiama
“Shadowboxer”.
Interpretato in maniera
indimenticabile dal
premio Oscar®
Cuba Gooding Jr. e
dall’inarrivabile
Helen Mirren (insignita
per ben due volte
del premio come miglior
attrice al festival
di Cannes), è
una storia intima
e commovente che si
fatica a dimenticare.
La vicenda, che si
svolge a Philadelphia
– città
natale del regista
nero Lee Daniels,
qui al suo debutto
dietro la macchina
da presa –,
ruota attorno ad una
coppia di killer professionisti,
Mikey e Rose, legati
da un amore intenso
e ambiguo, a metà
strada tra incesto
e tenerezza madre/figlio.
Quando Rose, malata
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terminale,
si trova
di fronte
ad una
donna
(Vanessa
Ferlito)
alle
soglie
del
parto
non
riesce
a premere
il grilletto
e decide,
così,
di ‘adottare’
lei
e il
bambino,
allo
scopo
di proteggerli
dalla
furia
del
boss
Clayton
(Stephen
Dorff).
Comincia
un cammino
di redenzione
difficile
e sofferto,
segnato
da lacerazioni
dal
sapore
atavico
che
arrivano
a lambire
il senso
primigenio
dei
rapporti
tra
gli
esseri
umani.
Il passato
si fa
avanti
ineso-
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rabile nella
psiche di
Mikey, intrecciandosi
con le emozioni
dell’oggi;
la paura,
la crudeltà,
le pulsioni
sessuali,
l’amore
parentale.
“Shadowboxer”
è piuttosto
convincente
anche in quanto
a gusto figurativo,
in particolare
per la fotografia
audace ed
originale.
Meno controllato,
invece, il
procedere
della narrazione,
che pecca
di qualche
sbilanciamento
ritmico e
di un’orchestrazione
degli strumenti
di gestione
del tempo
filmico ancora
malferma.
Nel complesso,
però,
un film da
consigliare,
con l’avvertimento
che, anche
se attinge
a piene mani
alla fonte
dei thriller
e dei gangster
movies, non
si tratta
di un film
di genere.
“Shadowboxer”
è una
storia violenta
e triste che
tratta di
rapporti umani
senza bloccarsi
di fronte
ad alcun tabù
o inibizione.
P.S. Nel film
recitano anche
due personaggi
insospettabili:
la “comedienne”
Mo’Nique,
nei panni
della tossica
Precious,
e la cantante
Macy Gray,
decisamente
più
brava con
il microfono
in mano.
(di Marco
Santello
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