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Ultimo film del regista
Angelo Orlando (terzo
come regia), Sfiorarsi,
presentato in anteprima
nelle sale romane
in occasione della
Festa del Cinema di
Roma, segna un altro
punto in positivo
per la carriera del
giovane cineasta.
La sceneggiatura di
questo film è
scritta dallo stesso
Orlando insieme a
Valentina Carnelutti.
Non solo regista,
sceneggiatore, ma
anche attore per il
teatro e la TV, in
“Sfiorarsi”,
Orlando osserva il
mondo dei giovani-adulti,
la maniera in cui
organizzano il quotidiano
della vita, le problematiche
che ogni esistenza
presenta, il rapporto
con i genitori, come
vivono l’amore.
Il film ha una scrittura
diretta ed efficace
nei contenuti, e non
mancano note che esprimono
sentimento sincero,
mediato nelle situazioni,
ma anche intriso di
un certo cinismo.
La storia narra la
vita di Paolo (Angelo
Orlando), fotografo
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successo,
non
più
ragazzino,
ma amante
di quel
mondo
un po’
fanciullesco
che
lo fa
sentire
sognatore,
dandogli
la sensazione
che
legami
solidi
in amore
siano
ancora
da evitare.
In parallelo
alla
vita
di Paolo,
è
narrata
la storia
di Celine
(Valentina
Carnelutti),
attrice,
che
vive
sola
con
una
figlia
di otto
anni,
alla
ricerca,
sempre
e comunque,
di legami
in relazioni
amorose,
che
purtroppo
si rivelano
sempre
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sfortunate.
Orlando, filtra
le vite dei
personaggi
attraverso
la città
metropolitana.
Nel frastuono
assordante
di una Roma
caotica, le
relazioni
diventano
immediate
e frettolose,
e non ci si
accorge neanche
di chi ci
sfiora per
caso, camminando
distrattamente
per strada.
Alla vita
esagitata
della metropoli,
il regista
contrappone
momenti di
un’intimità
sconcertante,
sublime, di
dialogo aperto
fra i personaggi,
tracciando
tutto uno
spazio alla
ricerca del
proprio essere,
all’interrogarsi
su chi siamo,
su cosa vogliamo
veramente,
e, cosa importante,
su cosa significa
la parola
amore, ovvero
cosa significa
amare. Amare
è soddisfare
quella parte
del proprio
ego che ha
una vittoria
per una conquista
riuscita,
che si accontenta
di un contatto
fisico, mascherando
il tutto con
la parola
amore? Oppure
l'amore indica
qualcos’altro,
ovvero irriducibilità
dell’altro,
e costruzione
di un rapporto
proiettato
nel futuro,
senza paure
e senza menzogne?
Ed è
su questa
linea che
il regista
cerca di focalizzare
questo mondo
d’adulti-bambini,
che si lasciano
soggiogare
da relazioni
distorte,
da intrighi
amorosi sterili,
da solitudini
“in
compagnia”,
esaltate da
un cinismo
frutto di
un sistema
culturale
legato al
mondo giovanile.
Orlando riesce
in maniera
semplice e
convincente
a dire tutto
questo, rasentando
momenti di
leggerezza
poetica. Alla
fine la storia
tra Paolo
e Celine acquista
corpo emotivo
quando l’eterno
ragazzo smaschera
sé
stesso, e
s’interroga
sul proprio
stato di disagio.
Basta giocare!
Niente paga
rincorrere
irrimediabilmente
i sogni. La
realtà
è verità
e si costruisce
sui patti,
sui compromessi,
sulle promesse.
Paolo decide
allora che
deve correre
a Parigi.
E questa volta
è forte
la speranza
che possa
accorgersi
che sta “sfiorando”
Celine, per
poterla guardare,
dritto negli
occhi.
(di Rosalinda
Gaudiano
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