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Ci sono pellicole
che segnano confini
e creano la frattura
tra il “prima”
e il “dopo”.
“Shaun of the
Dead” di Edgar
Wright e Simon Pegg
(tornati al grande
schermo in tempi recentissimi
con lo scoppiettante
“HoT Fuzz”)
è la pietra
miliare che marchia
e reinventa in modo
ingegnoso il genere
horror. Naturale che
ne se seguano altri
esempi e “Severance”
è da annoverarsi,
per nostra fortuna,
tra quelli riusciti.
La carne da mattatoio
la fornisce un gruppo
di colleghi: la biondina
timida, la bruttina
genialoide, il fattone
fantasioso, il capo
superdiligente, il
capro espiatorio scodinzolante,
il cinico di professione,
l’intelligentone
di colore. Tipi riconoscibili
e ascrivibili a categorie
abusate ma anche qui,
si scorribanda sul
filo dell’innovazione.
Lavorano tutti presso
una multinazionale
delle armi e avanzano
per direttissima verso
un tranquillo |
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weekend
di paura
quando
si perdono
nel
boscoso
entroterra
bulgaro.
La meta
dovrebbe
essere
un residence
superlusso
ove
praticare
attività
di socializzazione
tra
i colleghi
e recuperare
la spinta
motivazionale
al proprio
impiego.
Son
cose
che
fanno
effetto:
come
trovare
un serial
killer
nella
tua
cucina.
Felici
trappole
allo
spettatore
(pensi
succederà
così?
E invece
guarda
un po’
cosa
ti combino)
e lato |
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grottesco
permettendo,
l’ordito
si sfila deciso
mentre si
naviga spediti
tra il gusto
di ribaltare
i clichè
(uno per tutti:
la reazione
alla tarantola),
la commedia
graffiante,
citazioni
gore e ragazzotte
made in Russ
Meyer. Attori
dalle facce
adorabili
e credibili,
un manipolo
di cattivi
alla commando,
un colpo finale
ben assestato.
Qualche caduta
di tensione
e alcuni momenti
statici sono
compensati
dalla capacità
di amalgamare
con sapienza
le spezie:
l’inglese
Christopher
Smith dopo
la prima buona
prova con
“Creep:
Il Chirurgo"
si conferma
quale buon
cuoco di trame.
(recensione
di Daniela
Losini )
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recensione del
film "severance"! |
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