|
|
SENZA ARTE NE' PARTE - RECENSIONE |
|
|
|
Locandina "Senza arte nè parte" |
|
senza arte nè parte - recensione
|
|
Diciamocelo chiaramente: se i protagonisti non fossero stati Salemme e Battiston, questo Senza arte né parte non avrebbe avuto tanti motivi d’interesse.
È tempo di crisi: tre operai (Salemme, Battiston, Shapi) di un pastificio si ritrovano, dal giorno alla notte, licenziati in tronco. La situazione è drammatica, ma inaspettatamente il loro ex direttore gli affida l’incarico di custodire la sua collezione d’arte contemporanea.
Quando, per un incidente, Carmine (Battiston) distrugge l’Uovo di Manzoni, i tre lo riproducono tale e quale. A quel punto, spinti dalla disperazione e fiutando l’affare, decidono di realizzare dei falsi perfetti delle opere.
Questa è in sintesi la trama di Senza arte né parte. Una commedia carina ma nulla più.
Tutto sa di “già visto”, e non basta far vagamente riferimento alla crisi economica perché il |
|
|
|
film acquisti un valore aggiunto. La banda composta da tre elementi (a cui se ne aggiunge un quarto) che, stufa dei soprusi, si mette a creare dei falsi è alla base della Banda degli onesti di Mastrocinque, con Totò, De Filippo e Furia. L'atteggiamento dei protagonisti di fronte alle opere d'arte ricordava l'Alberto Sordi con moglie fagottona alla Biennale di Venezia in Dove vai in vacanza? ; ma c'era anche un po' |
|
|
|
degli Insoliti ignoti , film TV di Antonello Grimaldi, nonché un pizzico di Totò, Eva e il pennello proibito. Detto questo, c'è da sottolineare che la sceneggiatura è troppo dettagliata per soli 90 minuti di film: che ruolo ha, all'interno della narrazione, l'ex moglie di Carmine? E l'autista di autobus innamorata dello stesso Carmine? E il vecchietto che si aggira per le strade di Palmarigi a bordo di un motorino per disabili? Son personaggi che appaiono, non lasciano il segno, e scompaiono. Pertanto non comprendiamo la loro funzionalità ai fini del racconto. Certo, alcuni possono essere messi lì solo per far “colore”, ma gli altri? Non solo: la storia, da un certo punto in poi, si fa alquanto arzigogolata e presenta anche qualche buco: se i protagonisti non hanno gli occhi per piangere, dove li trovano i soldi per ricomprare le opere originali dal notaio? Inoltre, occorre aggiungere che si fa sempre un gran parlare degli stantii espedienti comici adoperati nei cinepanettoni o dai Vanzina, ma, alla fine, in Senza arte né parte le uniche risate (scontate peraltro) le si fanno quando la Finocchiaro non riesce a sedurre una guardia giurata, ma vi riesce Battiston. Anche il finale lascia perplessi. Si chiude troppo repentinamente, si rimane con la sensazione che non siano stati tirati tutti le fila della storia. Alla fine, se tralasciamo tutti questi difetti, cosa rimane? Una commedia come tante altre, la simpatia e bravura degli interpreti (a quelli già citati, vanno aggiunti Ninni Bruschetta, in un ruolo e poco altro. Insomma, se ci si aspetta un film che si riallaccia alla tradizione realistico inglese, sulla scia di Ken Loach, come ha voluto sottolineare il regista Giovanni Albanese, allora è meglio lasciar perdere. Invece, per distrarsi e farsi due risate, Senza arte né parte va più che bene.
(recensione di Stefano Bucci )
|
-
Scrivi la tua
recensione del
film "Senza arte nè parte"!
- Consulta tutte le recensioni |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2011.
Recensioni e articoli, tutti i diritti sono riservati.
|
|
|