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Il piccolo Luigino (Carloalberto Verusio) incontra un tizio (Francesco De Vito) che gli offre i dolcetti, ma (aiuto!) si accorge troppo tardi che quello è l'uomo nero. Colpa della mamma (Lidia Vitale), che non gli ha mai detto che non si accettano caramelle dagli sconosciuti. Anzi, a dirla tutta, la mamma è davvero molto cattiva perché è complice dell'uomo nero. Quando Luigino cresce (e si trasforma nell'esordiente Marco Cacciapuoti) si trasferisce nella capitale dove, tra una discoteca e vari letti a due piazze, scopre di apprezzare più i maschietti che le femminucce. Il ragazzo però è confuso, perché crede che per entrare nel mondo dello spettacolo sia necessario usare il proprio corpo come una oggetto di scambio... ma quando mai! "Non funziona così" gli spiega il suo amico/grillo parlante, il quale lo guida |
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verso un finale liberatorio. Sì, liberatorio per gli spettatori che possono finalmente lasciare la sala. Nella classifica dei film inguardabili, questo "Senza amore" (attenzione, però: si legge "Senza ammore", come canta Gianni Fiorellino nell'irritante pezzo della colonna sonora) conquista senza dubbio alcuno la pole position. Parlare male di questo film, è un po' come sparare sulla croce rossa. Troppo facile. |
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Il soggetto di ascendenza pasoliniana è sviluppato con una sceneggiatura piuttosto ingenua, poco credibile nei momenti drammatici e incapace di disegnare gradualmente l'evoluzione del protagonista. Le scelte di regia sono da brivido. Nel senso letterale del termine. Manca qualunque sintassi delle immagini, dai primi piani che sembrano messi là a caso alle panoramiche simboliche (?) della città di Benevento (mostrate ogni volta che si consuma l'atto di violenza). Difficile da digerire anche la recitazione dei protagonisti: il protagonista Marco Cacciapuoti è piuttosto inespressivo, ma il premio per la peggior recitazione va a Eleonora Neri nel ruolo dell'amica Laura, in una performance davvero notevole. Nemmeno nelle pubblicità di detersivi le donne sono così artefatte. Il film è una autentica disfatta cinematografica. È un peccato perché la complessità e la delicatezza dei temi affrontati avrebbe meritato una maggiore sensibilità artistica. Ci fosse stato almeno un po' di sense of humor, si sarebbe potuto sorridere, almeno. Invece no, tutti in questo film sembrano prendersi molto sul serio. Così lo spettatore si trova davanti a un gruppo di dilettanti che giocano a fare gli intellettuali. Imbarazzante.
(di Maria Silvia Sanna )
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