SANGUE - LA MORTE NON ESISTE
 

sangue - recensione

 
Accolto con pareri discordi dai critici al festival di Locarno 2005 e premiato agli Incontri del cinema d’essai di Ravenna, è la prima regia di Libero De Rienzo (ottimo interprete de “Santa Maradona”, “A/R”, “La via degli Angeli”): intento dichiarato dimostrare che è falso l‘assioma che un film di contenuto sia necessariamente noioso, mentre se è avvincente inevitabilmente risulta stupido e vuoto. Da qualcuno definito il “Trainspotting nostrano”, molto originale nell’impianto (surrealismo, nouvelle vague, montaggio sincopato, sperimentalismo, immagini fuori fuoco e voci fuori sincro, ritmo torrenziale e al limite del sostenibile, allucinazione perenne…), è un film al contempo grottesco, tragico, spettacolare e favolistico, a volte demenziale. Visivamente interessante (un caleidoscopio scoppiettante di immagini  
 
coloratissime e vorticose), è diviso in tre atti (con tre stili diversi e passando dai tempi del ricordo ai tempi reali) che analizzano il rapporto tra una sorella e un fratello: lei ambiziosa e intelligente, lui paranoico e infelicemente innamorato di lei. Ritratto di quel momento unico nella vita di un essere umano che è la fine dell’adolescenza e l‘inizio dell‘età matura, e il tutto attraverso l‘arco di dodici ore di vita vissuta  
dai due protagonisti che giocano, urlano, si abbracciano, si amano, si tormentano... Un film che delinea il disagio giovanile e la disgregazione familiare, un film che ricorda la più impegnata produzione cinematografica degli anni Sessanta col suo esprimere le paure e la rabbia di una generazione e il suo scagliarsi con furia su tabù e istituzioni. Libero De Rienzo non solo dirige, ma scrive la sceneggiatura e realizza il montaggio di “Sangue - La morte non esiste”, occupandosi di tutti gli aspetti, anche tecnici e pratici: presunzione? Si potrebbe pensare anche ricordando la sua dichiarazione “E' un film che noi abbiamo fatto per la storia del cinema, per la storia della nostra anima, per sempre”. Quel che è certo è che il lavoro difetta per eccessi di citazioni e di spunti, come se l’intenzione fosse di dire “tutto” su “tutto”: il risultato è, come ha sottolineato un critico, “un ingorgo alla fine privo di senso e un incubo per lo spettatore”. Le tante tematiche, l’accumulo eccessivo di materiale esistenziale, il passare dalla commedia al dramma o viceversa, lo stile vorticoso e visionario, il caos visivo e uditivo, impediscono alle varie parti di amalgamarsi tra loro e ostacolano lo spettatore nel tentativo di seguire il filo della narrazione. Nonostante la “confusione” e il “troppo”, di “Sangue - La morte non esiste” è comunque da lodare il coraggio di non fossilizzarsi sulle leggi del mercato e di contrastare con decisione la piatta realtà del cinema italiano. Molto bravo Elio Germano (da qualche critico definito “il De Niro italiano”), non sempre convincente Emanuela Barilozzi.

(di Leo Pellegrini )

- Scrivi la tua recensione del film "Sangue - la morte non esiste"!
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005. Tutti i diritti sono riservati.