merito particolari e numerosi difetti. Potremmo definirlo un B-movie realizzato con un budget che ha poco a che fare con la serie B e condito di pretese moralistiche.
John Garvin e
Andrew Wight (quest'ultimo è un sommozzatore oltre che un film-maker), che hanno scritto soggetto e sceneggiatura, cercano di appellarsi all'emotività dello spettatore presentandoci l'ennesimo figlio (
Rhys Wakefield, nel film Josh, che assomiglia in maniera singolare a Cameron Diaz) in conflitto con un padre (
Richard Roxburgh, nel film Frank, un John Wayne in muta e bombola) del quale solo nella tragedia riesce a riconoscere il valore. Difficile restare impigliati in questa rete sentimentale, che chiama in causa un rapporto universale come quello tra padre e figlio, perché i personaggi sono essenzialmente piatti e piuttosto prevedibili, divisi con scrupolo manicheo tra buoni e cattivi. Non sono d'aiuto i dialoghi, al limite del grottesco, che cominciano con venti minuti di volgarità a raffica, tanto per chiarire che i protagonisti sono uomini duri, gli ultimi cowboy sulla terra. Ad un certo punto, nel bel mezzo di una delle scene più drammatiche del film, in sala è scoppiata una fragorosa risata subito dopo la battuta a effetto del protagonista. L'effetto probabilmente non era quello sperato. Il problema di questo film è che se volete vedere un film d'azione senza pretese sarete disturbati dalla petulante morale della favola, mentre se, attirati dalla garanzia di Cameron, vi aspettate un film che sia profondo quanto gli abissi della grotta affogherete in un mare di luoghi comuni.
(recensione di Maria Silvia Sanna)