sensuale Evelyn Salt, spia agguerrita e capace, con una dose d'umanità non indifferente. L'australiano Phillip Noyce, regista di "Salt", ha stupito il pubblico del grande schermo con film memorabili come "Il Santo" e "La generazione rubata", ma non convince del tutto questo suo ultimo "Salt" per la mancanza di originalità della storia, che cade addirittura nel banalismo di un racconto messo insieme a tutti i costi per

costruire un prodotto che possa avere principalmente la fortuna di un gettonato film di cassetta. E "Salt" alla fine si rivela tale: tanta azione, scene mozzafiato, botte da orbi, spiegamento delle armi più sofisticate, ma l'idea che muove il tutto è già stata abbondantemente usata, situazioni chiave svuotate di contenuti che muoiono senza essere sviluppate. La mano registica di Noyce riesce comunque a rispettare i canoni del genere spionaggio-thriller e rendere ugualmente, per il rotto della cuffia, un film d'azione accattivante, nonostante i riferimenti, ormai fuori posto, alla guerra passata tra Stati Uniti ed Unione Sovietica. Ma pare che la storia non finisca qui. Quest'ultimo film di Noyce potrebbe essere il primo di un possibile futuro serial, visto che Evelyn Salt, libera, deve uccidere le vaganti spie russe in territorio americano. Allora, forse, alla prossima puntata!