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recensione sacro e profano
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Madonna alla regia. Forse basterebbe dire questo questo per recensire Sacro e Profano, l'esordio registico della regina del pop che si presenta con un'opera se non autobiografica, sicuramente autocelebrativa, tra musica, danza, letteratura, eccessi e sperimentazione. Una cosa è certa: se si entra in sala sorpresi all'idea di vedere un film ideato, prodotto e realizzato dalla signora Ciccone, a visione conclusa si esce ancora più sorpresi. Non si può parlare di grandi capacità tecniche, anzi, come lei stessa afferma, quest'esperienza è stata prima di tutto una scuola di regia; nemmeno si può parlare di innovazione a livello visivo, l'influenza dell'ex-marito Guy Ritchie infatti si fa sentire parecchio, ma c'è una ventata di freschezza nello stile narrativo che riesce a far ricredere chi poteva aspettarsi un'operazione di marketing studiata a |
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tavolino, offrendoci una pellicola estremamente europea e dal retrogusto indipendente, un'opera prima davvero interessante. Ritmi serrati, sequenze da video-clip e trasgressione immaginifica, vanno a contrapporsi al dramma, alla durezza della realtà, in un percorso introspettivo che segue trasversalmente le tappe della cantante. Una pellicola autoriale anche nella scelta
delle musiche, infatti la |
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colonna sonora spazia dai Gogol Bordello (che la seguono nei suoi tour da diversi anni), all'autocitazione concessa della sua famosa Erotica, a Britney Spears. Vero mattatore della situazione è il protagonista (un bravissimo Eugene Hutz, leader del gruppo gipsy-punk Gogol Bordello e già interprete dello splendido Ogni cosa è illuminata), che come un cantastorie eccentrico e sopra le righe, ci catapulta in una Londra caotica, coloratissima, trasgressiva e multietnica per svelarci i volti nascosti dietro le maschere che ognuno di noi porta nella quotidianità, tra riflessioni filosofiche e detti popolari. Il suo personaggio, A.K., è un cantante squattrinato, che per sbarcare il lunario e finanziare le prove del suo gruppo soddisfa desideri e perversioni sadomasochistiche dei suoi clienti. Ma non è l'unico a vendersi e a faticare per raggiungere i suoi obiettivi: Holly è una ballerina di danza classica che si ritrova a lavorare come lap-dancer in un night club per arrivare a fine mese; Juliette è una farmacista che sogna di fare la volontaria in Africa e colma la sua insoddisfazione con gli anti-depressivi; Sandeep, il proprietario della farmacia, ha una moglie invadente e una dozzina di figli e sogna l'amore della bella Juliette; il Professor Flynn è un ex-poeta di successo che ha perso la vista ed ha semplicemente rinunciato alla passione della sua vita. In un intreccio di situazioni, ogni personaggio, principale e non, ci mostra una visione ironica e paradossale dei due lati della stessa medaglia, portandoci a riflettere sull'ipocrisia di una società moralista e repressiva che si rinchiude dentro una gabbia nascondendo la propria natura. Ma bisogna passare dall'inferno per raggiungere il paradiso e molto spesso questo viene dimenticato. Pop (nel senso più stretto del termine) anche in questo, Madonna riesce a cogliere l'anima della società contemporanea, risolvendola con una morale di facile portata: siamo tutti sulla stessa barca, perchè pestarci i piedi anzichè venirci incontro l'un l'altro?
(di Rosa Agusta)
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