avventura il loro soggiorno e raggiungere il fratello di uno di loro, si inoltrano nella fitta vegetazione dove oltre a scoprire una piramide, dovranno vedersela con piante carnivore, tribù ostili e tanta, tanta paura. Mentre nel romanzo di origine l’avventura si svolgeva su di una collina, Carter Smith ha preferito un tempio Maya per ambientare il suo primo film. Avvalendosi di una regia sobria con l’inserimento di alcune scene

splatter, il regista, senza spiegare nulla circa gli accadimenti, usa la condizione di isolamento in cui vengono costretti i protagonisti per aumentare la tensione. Niente di nuovo dunque in linea generale, ma Smith è abile nel dosare i tempi e sforna una pellicola che gode di un buon ritmo e regala qualche momento di paura per lo spettatore che si lascia andare al racconto. Protagoniste-mostro sono le piante carnivore che avvolgono la piramide, ma il tema ecologico non c’entra, come abbiamo accennato non è data nessuna spiegazione riguardo al comportamento di queste ultime e solo la presenza e l’atteggiamento degli indigeni ci fa pensare a una maledizione Maya che investe i protagonisti esponendoli a un destino tragico.