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L'uscita nelle sale italiane di "Role Models" non è così attesa. Se sia colpa della scarsa pubblicità, della vergognosa eredità del regista David Wain o semplicemente della faccia di Seann William Scott è difficile dirlo, resta il fatto che questa, come tante altre, rischia di essere una di quelle commedie più da divano, pizza, risate e sollievo per gli euro risparmiati avendola persa al cinema che altro. o forse no? Si può subito dire che la pellicola non brilla di originalità, anzi, temi già visti e consueti sviluppi: amicizia, vero amore, responsabilità, ragazzini che crescono, adulti che tornano bambini. Il solito cameo nella solita cornice un po' californiana per capirci. La storia è semplice: due rappresentanti di drink energetici, Wheeler (Seann William Scott) e Danny (Paul Rudd), nei loro ripetitivi pellegrinaggi a scopo pubblicita- |
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rio tra una scuola e l'altra, finiscono per beccarsi una denuncia che rischia di catapultarli in carcere. I due, aiutati dalla ragazza-ex-ragazza del secondo, hanno la possibilità di barattare la condanna e i relativi stupri da galera di cui farnetica Wheeler in cambio di 150 ore di servizi socialmente utili. Il loro compito: fare da fratelli maggiori a Ronnie (Bobb'e J. Thompson) e Augie (Christopher Mintz-Please), due ragazzini
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con i loro problemi. Il primo, apparentemente disincantato e furbo, si rivelerà sensibile e in grado di riscoprire la sua dimensione bambina grazie all'amicizia con Wheeler; l'altro, un sedicenne nerd alle prese con reami fatati, riuscirà a trovare coraggio e autostima aiutando in questo anche Danny. Una commedia americana sì, ma non uno dei miliardari frutti del "Frat Pack": quel gruppo di comici che, capitanati da Ben Stiller, si recita e si produce i propri blockbuster di risate per un po' tutti i palati (si veda "Tropic Thunder"). Nonostante questo la pellicola nasconde più di qualche spunto positivo ed è capace di stimolare molto più di una risata. Probabilmente la formula vincente che permette al film di superare a pieni voti la sufficienza - e forse qualcosa in più - è un'equa distribuzione tra tipi di comicità - varietà in ogni caso basse - e attori che se ne fanno carico. Non solo ai protagonisti ma anche al resto dei volti in scena è ritagliata più qualche battuta, battute che non si esplicano solo linguisticamente: il caso della responsabile del centro sociale, Sweeny (Jane Linch), e i suoi hot-dog fallici è un esempio dei più eclatanti, e volgari. Bisogna aprire poi una parentesi per i due malcapitati protagonisti. Da una parte un Paul Rudd che non dispiace e anzi col suo cinismo pungente alza il tono medio della pellicola, e dall'altra uno Seann William Scott che, fortunatamente lontano dai tempi dei vari "American Pie" - per non parlare d'altro - sta lentamente percorrendo il suo camino di espiazione, positivamente. Per abusare di una famosa citazione: è bravo in quello che fa, ma quello che fa non viene apprezzato. Giustamente. Il film quindi sembra avere più di qualche carta da giocarsi e forse è in grado di stupire positivamente. E' indubbio che se ci si lascia andare al ritmo e all'innocente volgarità di alcune situazioni, non si rimarrà delusi: ma a questo, pellicole e pellicole d'oltreoceano ci hanno abituato e non sarà un problema.
(di Marco Trani )
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