RENDITION
 

recensione rendition

 
Può uno Stato adottare metodi coercitivi come arresti illegali, sparizione di persone, tortura, per raggiunge fini che giustificano i mezzi? Uno Stato non dovrebbe, perchè questo agire viola i diritti umani universali. Ma c’è un “ma” ed è ben grande, in quanto i Diritti Umani sono osservati in modo assai diverso nei vari Paesi. In certi Stati assistiamo a gravissime violazioni, mentre in altri il tasso d’inosservanza è molto minore. Inoltre, esistono profonde divergenze nella concezione filosofica dei Diritti Umani. Per gli Stati Occidentali, i diritti umani sono connaturati agli individui, sono elemento intrinseco della “qualità della persona umana”, e quindi rispettati dai governi. In altri Paesi essi invece non preesistono allo Stato, ma sono accordati da questo. Benjamin Constant nel 1819 proclamava il rispetto dei diritti dell'uo-  
 
mo contro lo strapotere dello Stato. “Rendition - Detenzione illegale” diretto da Gavin Hood (premio Oscar per il film Tsotsi), parla proprio di questo, ossia di violazioni di diritti umani da parte del governo USA per quel che riguarda la “Extraordinary Rendition”, che consiste nel rapimento di cittadini stranieri, giudicati una minaccia per la sicurezza nazionale, detenuti illegalmente in prigioni oltreoceano attrezzate  
per interrogatori sotto tortura. Douglas Freeman (Jake Gyllenhall) agente della CIA in servizio in Nord Africa è costretto a seguire il caso di Anwar El-IBrahimi (Omar Metwally), ingegnere chimico, cittadino americano ma egiziano di nascita, emigrato in America all’età di 12 anni, fatto letteralmente sparire dal governo USA con l’accusa di terrorismo e sbattuto in un carcere del nord Africa. Isabella (Reese Witherspoon), moglie di IBrahimi, si attiva per scoprire la verità sulla sorte del marito, scomparso senza lasciar tracce durante un volo da Città del Capo a Washington. Le indagini porteranno Isabella alla conoscenza di una realtà assurda: il marito, in base agli ordini del capo della CIA Corinne Whitman (Maryl Streep), è in un posto segreto del terzo mondo per essere sottoposto ad interrogatorio. I sequestrati vengono trasportati su velivoli civili di compagnie private di copertura verso paesi quali l’Egitto, la Siria, la Giordania, il Marocco, il Pakistan, l’Arabia Saudita, stati in cui la tortura è il mezzo per condurre interrogatori estorcendo confessioni. Gavin Hood in versione hollywoodiana, ispirandosi alla storia vera di Maher Arar, sequestrato illegalmente mentre transitava nell’aeroporto di New York, realizza un film forte, acuto, che convince per il suo equilibrio tra giusto e ingiusto, tra carnefici e vittime, senza, in effetti, essere in grado di fornire alcuna risposta. Esistono i terroristi che fanno vittime innocenti. Esistono persone sequestrate dallo stesso Stato che dovrebbe proteggere i cittadini. Esistono famiglie di persone vittime del terrorismo. Famiglie di terroristi islamici che si fanno esplodere e che, nonostante il dolore, sono venerati come martiri, ed esistono famiglie che aspettano una risposta riguardo a familiari scomparsi nel nulla. Questo modo di vivere è la “civiltà” che oggi esiste nel mondo, tra lotte, colonizzazioni, abusi di potere, ingerenze di potere tra Stati. Su una linea narrativa costruita abilmente su intrecci di storie autonome, che si articolano in un equilibrio mirabile, Gavin Hood riesce ad ottenere un convincente ed efficace impatto emotivo. Il film “Rendition”, con un cast di eccellenti attori, arriva a tutto tondo allo scopo d’intrattenere come thriller che coglie e cattura l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine, compresi i silenzi scenici, a tratti più esplicativi delle parole. Ben tratteggiati i personaggi, che giocano un ruolo decisivo nell’ottima articolazione temporale e spaziale delle storie. Nell’insieme, il messaggio diretto si porge con discrezione, unito ad una buona dose d’informazione su atti gratuiti che ledono la libertà ed i diritti civili. Il monito è nei confronti dei governi che si arrogano impunemente il diritto di compiere maltrattamenti e torture senza garantire diritto di difesa, ma ogni vile atto terroristico s’inserisce nella rosa di quegli atti gratuiti che non considerano la dignità e il diritto alla vita delle vittime innocenti. Gran parte delle scene di “Rendition” sono state girate nella parte antica di Marrakesh in Marocco. La fotografia di Dion Beebe (premio Oscar) rende merito al fascino caotico di quei luoghi d’Oriente. Il film “Rendition” è stato presentato nella “Sezione Premiere” alla Festa del Cinema di Roma 2007. Amnesty International ha giudicato il film un valido documento di denuncia e d’informazione e ne consiglia vivamente la visione. Noi ci uniamo con convinzione a quest’invito.

(recensione di Rosalinda Gaudiano )

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